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Interviste

Fase 2 e ripartenza, il ristoratore Commisso racconta l’esperienza della Nautica

Michele Commisso, proprietario del ristorante Nautica, sul Lago Maggiore, ha raccontato a YesLife la sua ripartenza.

Michele Commisso è un giovane e ambizioso ristoratore di Arona, in provincia di Novara. Lui è il proprietario del ristorante Nautica, aperto nel 2013, in una zona a strapiombo sul lago. Siamo, infatti, sul Lago di Maggore, in una fantastica cornice paesaggistica, isolati da quella che era un tempo la confusione cittadina.

Un progetto ambizioso quello costruito da Michele che in pochi anni ha fatto sì che il suo locale diventasse uno dei più conosciuti e apprezzati del Lago Maggiore. È arrivata così anche la partecipazione al programma di Alessandro Borghese “4 ristoranti” che ha vinto.

Una grande soddisfazione e un buon bigliettino da visita per Michele che però a partire da marzo 2020 ha dovuto fare i conti con il blocco della sua attività a causa del lockdown. Ma il giovane ristoratore non si è perso d’animo e fin da subito ha iniziato a lavorare per riorganizzare il suo locale ed essere pronto per la tanto attesa ripartenza che inizia proprio oggi.

Come ti sei preparato alla riapertura? Se pronto da oggi a riaccendere i motori della tua attività?

Noi siamo già pronti e da due settimane abbiamo avvito il servizio di delivery e funziona bene. Formule aggiuntive che possono essere vincenti per un futuro perché credo che il ristorante non ripartirà alla grande come si pensa. Io sono positivo, noi siamo pronti perché abbiamo disinfestato il locale più volte, lo faremo giornalmente e abbiamo tutti i dpi del caso. Siamo monitorati da un’azienda che ci aiuta a fare tutta la sanificazione e disinfestazione giornaliera e settimanale. Siamo più che pronti.

Comete ti immagini il tuo locale in questi primi giorni di riapertura?

Abbiamo già ricevuto parecchie telefonate di prenotazioni per oggi. Non sarà più come prima perché non ci sarà l’affluenza che c’era prima e penso che non ci sarà per i prossimi mesi. La gente sarà spaventata. Ma penso che la nostra carta vincente sarà la nostra positività. Per il monitoraggio della somministrazione non abbiamo problemi, abbiamo cucina e terrazzo a vista. Facevamo già prima un lavoro perfetto di sanificazione e continueremo a farlo. Io sono un amante della pulizia, ho sempre sanificato tutto con l’alcool puro, per cui non ci cambia molto. Se prima mi davano del pazzo psicopatico perché pulivo con l’alcool adesso mi diranno che sono normale. Mi auguro che la gente sia disposta ad uscire perché la nostra paura è che ci sia timore e pochi risparmi in tasca da dedicare al ristorante.

Un pranzo o una cena al ristorante per molte famiglie potrebbero essere un lusso che non tutti potrebbero concedersi?

Esatto, questa situazione ha danneggiato l’economia intera e tutto il settore produttivo di una nazione. Tutti faremo dei tagli.

Per quanto riguarda le distanze di sicurezza come vi siete organizzati? L’organizzazione della sala non sarà più come prima?

L’atmosfera del ristorante cambia. Ho una sala con 250 coperti, ne abbiamo allestiti 70. Abbiamo fatto le prove e sembra un ristorante nudo, vuoto. Però la cosa non mi spaventa. Abbiamo a disposizione più di mille metri quadri all’esterno. Cambieremo il modo di fare ristorazione, sarà più easy, sarà su due turni. Dovremo far capire ai nostri clienti che possono stare sereni, tranquilli e possono godere l’evasione della routine giornaliera come facevano prima.

Ci vorrà un po’ di pazienza. L’attenzione al cliente sarà fondamentale?

Quello sicuramente. Oggi avremo meno concorrenza di prima e sarà brutto. La concorrenza sana aiuta a migliorarti e avere meno colleghi che partecipano a renderti migliore non è bello. Non si sa in quanti chiuderanno battenti, in molti non ce la faranno. Si distinguerà e ce la farà a vincere chi farà un servizio diverso e chi offrirà la coccola in più.

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Hai ampi spazi esterni e sei in una zona lontana dalla confusione della città. Questo potrebbe giovarti in questo periodo?

Ho sempre dato una nota positiva a questo essere fuori dal centro, una sorta di selezione naturale che si crea con i clienti, per molti ma non per tutti e anche ora sarà così. Ampi spazi, vista lago e distanze certificate.

La voglia di andare avanti potremmo definirla una fame di riscatto, quella che c’è oggi in te è la stessa di quando hai iniziato lasciando la tua terra, la Calabria?

Ho vissuto delle vicissitudini pesanti, sono andato via di casa che avevo 13 anni, lavoravo per pagarmi gli studi. So cosa vuol dire fare dei sacrifici e non mi spaventa fare dei sacrifici perché sono partito con 275 mila lira in tasca e una valigia di vestiti. E se oggi mi sono realizzato inseguendo il mio sogno, lo devo a me stesso e non mi spaventa ripartire con meno soldi sul conto corrente e meno dipendenti. Sono pronto a tutto. Per chi arriva dal basso, ritornarvi e ripartire non è poi così difficile.

L’estrema prudenza che ha guidato le scelte del governo, soprattutto nel tuo settore, secondo te sono state giuste?

Io penso che il Governo sia partito tardi all’inizio, poi ha cercato di arrampicarsi sugli specchi chiudendo con restrizioni ferree. Siamo stati la prima nazione europea a chiudere e l’ultima a riaprire, penso che qualcosa hanno sbagliato. Non sono io che devo giudicare, è il mio modesto punto di vista. Secondo me dobbiamo imparare a convivere con il virus, la gente è stata educata e ha imparato le precauzioni da adottare. Un po’ di fiducia e positività non guasterebbe.

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A proposito di prositività, da qui ad un anno come te la immagini la tua vita lavorativa? Potrà tornare tutto come prima?

Fra un anno, penso che tra un anno saremo più che altro pronti a ripartire. Noi italiani abbiamo passato di tutto e ce la faremo anche questa volta. Siamo positivi e sono convinto che tutto tornerà come prima.

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