La Spagna attacca gli ispettori europei: tre giorni prima dello scoppio della crisi in Italia, gli esperti hanno ritenuto “basso” il rischio di diffusione
I tutori della salute sanitaria dell’Europa hanno sottovalutato il pericolo del virus Tre giorni prima dello scoppio della crisi in Italia, gli esperti hanno ritenuto “basso” il rischio di diffondere l’agente patogeno nel continente, secondo i verbali della riunione del Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie. E’ l’accusa che la Spagna rivolge alle istituzioni europee, un modo come un altro anche per farsi strada nel muro dei paesi nordici sul fronte degli aiuti. Il SARS-CoV-2 si è diffuso silenziosamente nel nord del paese, una scoperta che nel corso dei giorni verrà fatta anche dagli altri paesi del continente. Il virus, si saprà in seguito, è entrato nelle case di cura e vive nei polmoni dei pazienti ricoverati in terapia intensiva.
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La Spagna attacca i tutori della sanità in Europa
Le 30 persone che hanno iniziato un incontro di due giorni quel martedì presso la sede del Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (ECDC) a Solna (Svezia) hanno ignorato il pericolo secondo gli spagnoli. Sono i membri del consiglio tecnico consultivo dell’organismo, i tutori della sanità pubblica europea. Tra questi c’è lo spagnolo Fernando Simón. L’incontro riguarda quasi interamente un problema che è ancora considerato sotto controllo. Fino a martedì, l’Europa aveva diagnosticato 45 casi di coronavirus, tutti importati o contagiosi tra i suoi contatti. Un turista cinese di 80 anni di Wuhan è morto a Parigi.
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L’ECDC ha studiato questi casi e sottolinea che le infezioni locali “sembrano essere lievi”, oltre che poche e localizzabili. Tutto ciò porta l’organismo a classificare il rischio per la popolazione come “basso” e il rischio per il sistema sanitario come “basso o moderato”.