La Fase 2 è iniziata ma i problemi legati all’infezione da Covid-19 non sono terminati. I luoghi più esposti al rischio
La Fase 2 in Italia entrata in vigore lo scorso 4 maggio ha difatti segnato una svolta quasi decisiva nella lotta al Covid-19. I problemi legati all’infezione si sono attenuati ma non hanno ancora conosciuto la parola fine. Da ieri si è avuta la totale riapertura, che ha coinvolto anche gli esercizi commerciali costretti a restare chiusi in quanto necessitavano di un’organizzazione ben accurata per la ripartenza.
Ad oggi il servizio di bar, ristoranti e pub è allargato a tutta la popolazione italiana, alla quale si richiede un buon senso civico e responsabilità massima per evitare una nuova diffusione del Covid-19.
Un noto biologo Eric Bromage riprende l’argomento sulla “catena di contagi” e i potenziali luoghi da evitare per evitare la riaffermazione del virus.
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L’esperto in vista della fase di convivenza con il nemico suggerisce di evitare calca all’interno degli ambienti chiusi. Abbiamo esperienza pregresse negative a riguardo, legate alla pericolosità di un asintomatico. L’assenza della manifestazione di sintomi potrebbe coinvolgere nel contagio un campione di 9 persone.
I Call Center in questo clima di disagio sono sconsigliatissimi. In Corea in una sola settimana un cittadino asintomatico ha infettato altri 94 colleghi. Questo significa che creare assembramento negli spazi chiusi condividendo per ore la stessa aria può nuocere gravemente alla salute in questo periodo.
La lista nera dei luoghi esposti al contagio da Covid-19 si allarga dopo il nuovo DPCM lanciato dal Premier Conte. Alla luce di ciò la nuova normalità potrebbe giocare brutti scherzi anche in bar, ristoranti e pub alla pari di call center.
C’è bisogno dunque di adeguatezza dei mezzi e nell’organizzazione. Il titolare di un’impresa sicuramente dovrà fare la sua parte per evitare il rilancio dell’epidemia, ma senza l’aiuto del cittadino si metterebbe a repentaglio la sicurezza sanitaria.
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Questo accade perchè ad oggi si stima che in ogni Paese ci sia una percentuale altissima di asintomatici, circa il 44%. La carica virale rilasciata da questi soggetti implica la manifestazione sintomatica solo dopo alcuni giorni.
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