Dopo la dichiarazione di Marita Comi, moglie di Massimo Bossetti, si riaccende l’attenzione sul caso Yara. La donna ammette: “Siti porno? Ci andavo io”
Durante l’ultimo processo sull’assassinio di Yara Gambirasio davanti alla Corte d’Assise di Bergamo, il giudice ha indagato su alcune ricerche a sfondo sessuale su Internet provenienti dai pc in casa di Massimo Bossetti, l’unico accusato della vicenda. Ma Marita Comi, sua moglie, ha deciso di tutelare il marito dichiarando:”Qualche volta le facevo io, qualche volta insieme, oppure io da sola“. La donna proprio in quella sede ha ammesso di aver fatto ricerche su filmati sadomaso o su “come rimorchiare una ragazza in palestra”.
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Mentre la moglie rimane tranquilla davanti al giudice e alla Corte d’Appello, Bossetti invece perde la calma e si difende: “È intollerabile, basta”. Intanto Marita Comi continua a tutelare il marito dichiarando: “Conosco mio marito, se non mi avesse detto la verità sarebbe crollato subito – ha spiegato – Se avessi avuto dubbi sulla sua innocenza lo avrei lasciato, anche per tutelare i miei figli”. Gli investigatori, intanto, hanno accertato per quelle ricerche online la data del 29 maggio 2014, circa tre mesi dopo il ritrovamento del cadavere di Yara. Sul pc di Bossetti è stata trovata un’abbondante quantità di materiale pornografico. Resta da vedere se la rivelazione di moglie potrà cambiare o anche solo spostare le carte in tavola.
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Yara Gambirasio sparì da Brembate di Sopra, dove si era recata nel centro sportivo in cui si allenava in ginnastica ritmica, il 26 novembre 2010.
In seguito a molte ricerche e indagini si arrivò a Massimo Bossetti, poiché tracce di DNA erano state rinvenute sugli indumenti intimi di Yara e tramite l’esame del profilo genetico si era risaliti al nome di Giuseppe Guerinoni, padre dell’uomo. Da questi esami e con l’aiuto di una confidenza di un collega di Guerinoni che parlò della sua presunta relazione di molti anni prima con la mamma di Bossetti, riuscirono ad inchiodare l’uomo. Il corpo rinvenuto di Yara è stato ritrovato dopo mesi in un campo aperto a Chignolo d’Isola, distante 10 km da Brembate di Sopra. Esso presentava una serie di ferite inferte da armi da taglio, un trauma cranico e diversi colpi di spranga. Il 12 ottobre 2018 la Corte di Cassazione confermò la condanna di Bossetti all’ergastolo.
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