Nel novembre del 2014 il piccolo Loris Stival, un bambino di 8 anni, viene ritrovato senza vita a Santa Croce Camerina (Ragusa). Per l’omicidio del piccolo viene condannata in via definitiva la madre, Veronica Panarello.
I Tg serali del 29 novembre 2014 aprono con una notizia di cronaca nera che sconvolge il Paese. Il cadavere di un bambino è stato ritrovato in un canalone. Teatro della tragedia, che di lì a poco si scoprirà trattarsi di un omicidio, è il piccolo comune siciliano di Santa Croce Camerina, divenuto noto per ospitare, nella frazione di Punta Secca, la casa del celebre personaggio tv Il Commissario Montalbano. La vittima è Loris Stival, 8 anni. A riconoscerlo è la madre Veronica Panarello, che ne aveva denunciato la scomparsa poche ore prima. La stessa donna, poi, ritenuta responsabile dell’omicidio: condannata in via definitiva a 30 anni di reclusione.
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Intorno alle 13 del 29 novembre 2014, una donna si presenta alla stazione dei carabinieri di Santa Croce Camerina, comune in provincia di Ragusa. Quella donna è Veronica Panarello, madre 26enne di due bambini, che denuncia la scomparsa del primogenito Loris, di soli 8 anni. Agli inquirenti, la donna racconta di aver accompagnato il piccolo a scuola, ma una volta ripresentatasi presso l’istituto, del bimbo si erano perse le tracce. La donna, in quei giorni sola in casa, dato che il marito Davide si trova fuori per un viaggio di lavoro, nel dettaglio afferma di aver lasciato il piccolo Loris presso l’istituto “Psaumide” e di essersi successivamente recata ad un corso di cucina che stava seguendo al Castello di Donnafugata. Una volta tornata a riprendere il piccolo, le maestre gli riferirono di non averlo proprio visto quel giorno.
Scattano immediatamente le ricerche che durano solo qualche ora. Già, perché intorno alle 16 un cacciatore contatta le forze dell’ordine sostenendo di aver rinvenuto un cadavere in un canalone. È la stessa Panarello a dover accertare che quel corpicino appartiene al figlio Loris. Gli inquirenti avviano le indagini per ricostruire quanto accaduto al bimbo e viene sequestrata l’auto del cacciatore che aveva ritrovato il corpo. In poche ore, però, i sospetti si spostano sulla madre della vittima. Dalle indagini emergono, difatti, diverse incongruenze nel racconto di Veronica. Soprattutto a seguito della visione di alcune immagini delle telecamere di sorveglianza del comune ragusano, esaminati dagli investigatori. Dai video si vedrebbe un’auto compatibile con quella della Panarello non compiere il tragitto descritto agli inquirenti. La donna non avrebbe mai accompagnato il figlio a scuola. Ma anzi, la sua auto si sarebbe diretta verso il canalone in cui viene trovato il cadavere. Intanto arrivano anche i risultati dell’autopsia che collocano la morte tra le 8:30 e le 9:30 di quel 29 novembre e individuano come causa del decesso lo strangolamento.
La Panarello viene convocata in Procura ed interrogata ed il 9 dicembre. A dieci giorni di distanza dalla morte di Loris, viene fermata con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la Panarello avrebbe ucciso il figlio in casa strangolandolo con delle fascette di plastica, che le erano state consegnate qualche giorno prima dalle maestre del figlio, e successivamente avrebbe gettato il cadavere nel canalone. La donna si continua a proclamare innocente, ed a gran voce sostiene di aver accompagnato Loris a scuola, ma per gli inquirenti è colpevole e viene confermato l’arresto. Il 18 dicembre la comunità intera di Santa Croce Camerina partecipa ai funerali di Loris, ma ad accompagnare la bara bianca c’è solo Davide, dato che la madre del piccolo si trova in custodia cautelare.
Intanto, il piccolo comune siciliano viene preso d’assalto dai giornalisti che documentano passo dopo passo lo svolgimento delle indagini ed i relativi sviluppi. Il caso, sin dai primi momenti, finisce sui telegiornali nazionali e sui programmi di approfondimento.
Veronica rimane in carcere, mentre gli inquirenti scavano a fondo per rintracciare il movente e ricostruire nel dettaglio quanto accaduto in quella terribile mattina di fine autunno. A poco meno di un anno di distanza dai fatti, periodo durante il quale si è sempre proclamata innocente, la Panarello cambia versione. Agli investigatori dice non aver accompagnato il figlio a scuola, ma non ricorda bene quanto accaduto in quei frangenti. Da quel momento, la donna cambia ripetutamente la propria ricostruzione, sostenendo tra queste anche quella secondo la quale la morte fosse derivata da un incidente domestico e poi di aver gettato il cadavere per paura della reazione del marito.
Nel 2016 la svolta: Veronica accusa dell’omicidio il suocero Andrea Stival, avanzando un movente che pesa come un macigno per il marito Davide già distrutto dal dolore per la perdita del figlio. La donna spiega agli inquirenti che Stival avrebbe strangolato il piccolo Loris con un cavetto poiché il piccolo si era accorto di una presunta relazione clandestina tra i due. La Procura interroga ed iscrive nel registro degli indagati il nonno della vittima che nega tutte le accuse, poi rivelatesi infondate: l’uomo viene scagionato e denuncia per calunnia Veronica.
Nel dicembre 2015, dopo circa un anno dal suo arresto, inizia il processo nei confronti di Veronica Panarello, la cui difesa aveva chiesto il rito abbreviato condizionato da perizia psichiatrica, da cui emerge che l’imputata è capace di intendere e di volere e non viene diagnosticato nessun disturbo psichiatrico. Il 17 ottobre 2016 arriva la sentenza di primo grado che condanna la donna a 30 anni di reclusione per omicidio. Inoltre, il giudice dell’udienza preliminare di Ragusa dispone anche il regime di libertà vigilata per 5 anni ed il risarcimento in denaro delle parti civili: 350 mila euro per il padre di Loris e 100 mila euro per ciascuno dei suoceri. Il 5 luglio 2018, la Corte d’assise d’appello di Catania conferma la condanna a 30 anni di reclusione per la madre di Loris. In aula, mentre veniva letta la sentenza, la Panarello rivolgendosi al suocero gli urlò contro mentre veniva accompagnata fuori dalla Polizia Penitenziaria: “Sei contento? Prega Dio che ti trovo morto quando esco, perché ti ammazzo con le mie mani quando esco…“. Il 21 novembre 2019 la Corte di Cassazione chiude definitivamente la vicenda, confermando la condanna per la Panarello.
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Per le minacce rivolte al suocero alla lettura della sentenza d’appello, nel gennaio 2020, è iniziato il processo nei confronti della Panarello, rinviato al prossimo giugno per essere trattato dal Presidente del Tribunale di Catania. La donna è già imputata per calunnia sempre ai danni di Andrea Stival.
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