La Regione ha attivato un esperimento pilota, il primo in Italia, per capire se il virus si diffonde nelle fabbriche e se chi è infetto contagia gli altri. Solo quattro i positivi su 1518 persone sottoposte a tampone
Le misure di contenimento suoi luoghi di lavoro stanno funzionando e anche bene. Quasi nullo il numero dei positivi per un esito che va ben oltre le aspettative. Questo il risultato dell’esperimento pilota, il primo a livello nazionale, in azione nel Veneto per studiare e capire come il virus si muove suoi luoghi di lavoro e se le fabbriche possano essere o meno dei luoghi di propagazione.
Lo racconta Michele Mongillo al Corriere della Sera. Lui è il medico che sta seguendo, per la Regione Veneto, l’esperimento pilota. Solo quattro le persone contagiate su 1.518 lavoratori testati al tampone: “In azienda gli infetti non hanno diffuso il contagio – spiega – Pare che le misure di contenimento applicate sotto i capannoni stiano funzionando».
Questi primi dati che raccontano il quadro delle prime nove aziende studiate inducono a pensare “che il rischio sia contenuto” puntualizza Mongillo. È l’aria padovana ad essere testata e studiata, una delle prime colpite dall’ondata di coronavirus sviluppatasi nel nostro Paese. Otto di queste non hanno mai chiuso perché erogano servizi essenziali.
Dopo i primi esiti si è deciso di allargare l’esperimento pilota per avere aver eun campione ancora più significativo. Ad essere coinvolte saranno altre 113 aziende per oltre 15 mila lavoratori testati.
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Virus, gli esiti dei test nelle fabbriche
Le nove aziende dentro le quali sono stati condotti i test sperimentali sono tutte di medie e grandi dimensioni. In sette di queste nessun nuovo caso positivo è stato trovato. Tutti i dipendenti sottoposti al tampone hanno dato esito negativo.
Solo qualche settimana fa, invece, i dipendenti infatti erano molti di più, da come dimostrano i test sierologici. È così che il 3,5% dei dipendenti è risultato positivo asintomatico e ha superato la malattia sviluppando gli anticorpi.
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Un esito importante che ha fatto emergere come chi non sapeva di essere infetto non ha contagiato quasi nessuno. “Sempre che ci sia sorveglianza sanitaria e che si rispettino le misure di contenimento, mascherine e distanze”, ha precisato la dottoressa Francesca Russo, dirigente del Dipartimento prevenzione della sanità regionale che sta coordinando la task force veneta antivirus.
Tre dei quattro lavoratori risultati positivi al coronavirus sono dipendenti della stessa azienda che sta riaprendo in questi giorni. I suoi dipendenti quindi sono rimasti a casa. Da questi si capisce come chi sia rimasto a casa abbia rischiato di più di chi è andato a lavorare.
L’esperimento pilota ha inoltre mostrato che forse non sempre i test rapidi sono attendibili al 100%. Ben 22 persone, infatti, che sono state sottoposte ai test rapidi sono risultati positivi ma poi negativi sia al test sierologico tradizionale che al tampone.
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“Ci sono quindi sicuramente dei falsi positivi o falsi negativi” ha precisato la Russo. Un risultato da non sottovalutare che induce a riflettessioni sull’attendibilità dei test rapidi.