Arresto del procuratore di Taranto, nelle carte sulle indagini spunta la seconda carica dello Stato: spunta l’ombra pesante della questione morale
Non è finita con gli arresti domiciliari per il procuratore di Taranto. Carlo Maria Capristo, secondo le indagini, faceva pressioni su una giovane Pubblico Ministero per indirizzare un’inchiesta. Dalla procura di Potenza è partita l’indagine che ha portato, due giorni fa, all’arresto del procuratore, ora ai domiciliari, con le accuse di tentata corruzione, truffa e falso. Insieme al procuratore capo di Taranto, stessa sorte anche per un ispettore di polizia e tre imprenditori pugliesi. Si tratta di Michele Scivittaro, distaccato presso la Procura di Taranto, e degli imprenditori baresi Giuseppe, Cosimo e Gaetano Mancazzo.
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Arresto del procuratore, spunta la Casellati
Tuttavia, non è finita qui, la faccenda assume un peso ancora più fitto sotto il profilo istituzionale. Nelle carte, infatti, è venuto fuori il nome pesante della seconda carica dello Stato. Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato della Repubblica, risulta tra i nomi che spuntano nelle carte delle indagini. “E’ nostra amica”, riferendosi al presidente del Senato in carica. Una frase inquietante se si pensa alle accuse. Capristo dalle intercettazioni lascia capire che nonostante sia a Taranto vige ancora il “sistema Trani”, nella procura della cittadina dove lui stesso era stato procuratore. “Se tu hai bisogno di qualche cosa… vedi che comandiamo noi ancora là. Quindi stai tranquillo”.
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Nelle 200 pagine che compongono l’ordinanza di custodia cautelare, il gip di Potenza Antonello Amodeo, scrive di legami con “alte sfere istituzionali” e cioè “persone a conoscenza delle dinamiche carrieristiche e legate alle nomine dei ruoli direttivi in magistratura.