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Pandemia, record negativo: l’avvertimento dell’Oms

L’Organizzazione mondiale della sanità ha reso noto che nella giornata di martedì 19 maggio si è toccato un record negativo: il maggior numero di casi dall’inizio della pandemia da coronavirus.

Il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus (Getty Images)

I numeri del coronavirus sono in ascesa. A confermarlo l’Organizzazione mondiale della sanità, la quale ha reso noto che nella giornata di martedì 19 maggio, nel mondo, si è registrato il maggior numero di casi dall’inizio della pandemia. Ed infatti, si sarebbero superati i 5 milioni mentre i decessi sarebbero giunti su tutto il pianeta a 330mila.

Un record tutto negativo che giunge in un momento nel quale Paesi come l’Italia stanno tentando di riprendere in mano le redini della propria economia.

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Oms, record di casi martedì 19 maggio: l’allarme

Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore Oms (Getty Images)

Da quando ha avuto inizio la pandemia da coronavirus ad oggi sono stati superati i 5 milioni di contagi. Il focolaio individuato come culla del virus fu Wuhan, centro metropolitano cinese, dal quale poi si sarebbe propagato sull’intero pianeta.

Nel corso di una conferenza tenutasi pochi giorni fa, l’Organizzazione mondiale della sanità ha reso noto che nella giornata di martedì 19 maggio si è registrato un record di contagi. A parlarne il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus. L’allarme lanciato è chiaro, il virus non si è spento e non è stato sedato. Quanto alle morti, invece, i dati parlano del superamento delle 328mila unità, di cui una cospicua parte si è registrata in Italia.

Stando a quanto riporta la redazione di Fanpage, Tedros Adhanom Ghebreyesus ha pertanto affermato che la strada è ancora lunga e che il rischio maggiore è quello che il Sars-Cov-2 ora possa prendere piede nei Paesi in via di sviluppo. Se ciò accadesse, ha spiegato il direttore dell’Oms le previsioni sono delle più nefaste. Si pensa che in Africa potrebbero registrarsi ben 250 milioni di casi ed i decessi potrebbero raggiungere le 190mila unità. Ad aggravare il quadro, ovviamente, tutte quelle altre patologie che affliggono il continente: malaria, TBC e via discorrendo. Per tale ragione è di vitale importanza porre in essere tutte le misure di contenimento utili: dalle regole di precauzione (costante lavaggio delle mani, distanziamento sociale) a quelle di gestione di eventuali focolai tramite l’isolamento o il lockdown.

Ciò dovrà essere di prioritaria importanza, per i cittadini e per i governi, almeno sino a quando non verrà trovato un vaccino perché è solo così che potrà gestirsi il virus.

Leggi anche —> Gsk a lavoro per produrre un miliardo di dosi di vaccino contro il Covid-19

(Getty Images)

Il vaccino secondo le previsioni della comunità scientifica dovrebbe essere pronto entro la fine del 2020 e l’inizio del 2021.

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