L’e-commerce ha registrato un +17% nel 2019 ma la pandemia ha stravolto anche questo settore trasversale, variegato e in continua evoluzione.
Anche l’e-commerce, che sappiamo aver registrato risultati importanti durante la fase 1, è in realtà stato stravolto dal virus.
Dei suoi risultati nel 2019 ma nei mesi di lockdown si è occupata la Casaleggio Associati che ha dedicato un report al mercato dell’e-commerce “dal punto di vista dei numeri, dei trend e delle strategie adottate dai principali operatori del mercato”.
Nel 2019 l’e-commerce ha realizzato una crescita del fatturato del 17% per un totale di 48,5 miliardi di euro. Con la sospensione delle attività a causa del Covid-19 invece, diversamente da quanto possa immaginarsi, il 54% delle aziende e-commerce intervistate ha comunicato di aver notato un calo del proprio fatturato.
Solo il 21% invece ha dichiarato di aver registrato un incremento.
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Chi sale e chi scende nell’e-commerce
In realtà, basta pensare più attentamente all’intero mondo delle transazioni online, ricordando ad esempio che riguardano anche il Turismo oppure il Wellness, settori totalmente arrestati dalla pandemia, per realizzare i dati.
Più intuitivo è invece l’aumento dello shop online di prodotti alimentari.
Il Coronavirus ha fatto salire al primo posto delle priorità, laddove ce ne fosse stato bisogno, il food che da solo fa il 3,1% del totale del fatturato dell’e-commerce in Italia.
Di certo non è solo merceologico il distinguo da tenere a mente: una cosa sono i noti marketplace strutturati, altra è l’e-commerce dei piccolo produttori e commercianti.
E non a caso le difficoltà incontrate dalle aziende italiane che si avvalgono del www, stando alla Casaleggio Associati, hanno riguardato soprattutto la riorganizzazione del lavoro con il lavoro da casa (31%), la logistica (27%) e l’approvvigionamento dei prodotti (21%).