Covid19. Il Coronavirus sembra non essere mutato geneticamente, tuttavia gli esperti virologi evidenziano come sia divenuto meno letale
Il dottore Alberto Zangrillo, direttore dell’unità di anestesia e rianimazione dell’ospedale San Raffaele di Milano, ai microfoni di Petrolio (RaiDue) ha fatto dichiarazioni importanti riguardo gli ultimi sviluppi della pandemia da Coronavirus. Sostiene che si parli spesso a sproposito di sofferenza fisica senza averne avuto esperienza diretta. Poichè la carica virale è dimuita, così come attestano i tamponi, è inutile e superfluo continuare a terrorizzare la popolazione. Ha proseguito dicendo: “Attestiamo che il virus non è mutato ma che forse sta risentendo dei fattori ambientali e delle temperature”.
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Dello stesso avviso di Zangrillo anche Roberto Burioni, virologo, accademico e divulgatore scientifico. Già da tempo aveva invitato alla cautela e a limitare gli allarmismi. Settimane fa dichiarò infatti: “Io sono il primo a dire che il coronavirus non è un raffreddore. Ma questo non significa che sia la peste”.
Ai microfoni di “Che tempo che fa” attesta come anche secondo lui la situazione stia andando decisamente a migliorare dopo aver passato un periodo terribile. Continua dicendo: “Conosciamo tutti i virus che affrontiamo, questo invece è nuovo. Dobbiamo stare attenti e non sprecare tutti i sacrifici fatti fino ad ora”. Per far comprendere bene il momento che il paese sta affrontando, Burioni si spiega con una metafora. Quando un paziente guarisce da una polmonite lo si invita ad affrontare con coscienza una convalescenza al riparo e al sicuro, di certo non si suggerisce di andare a sciare. Stessa cosa dobbiamo fare noi, stare attenti e non abbassare la guardia.
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Burioni ha anche corretto la dichiarazione fatta da Giulio Gallera che ha suscitato tanta ilarità. L’ assessore al Welfare della Regione Lombardia ha detto infatti che, siccome siamo a un indice di contagio dello 0,51, vuol dire che per infettarsi bisogna trovare due persone contagiate nello stesso momento. Non è proprio così. «Se il numero è 0,5, vuol dire che 200 persone malate ne infetteranno 100. Ma l’effetto del contagio è sempre legato ad uno che incontra uno». – spiega Burioni.
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