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Decisione acclarata dal Governo dopo l’entrata in vigore del Decreto Rilancio: i nuovi metodi di pagamento dal 1 Luglio 2020
L’entrata in vigore del Decreto Rilancio da parte del Governo ha portato una nuova ondata di ossigeno per gli italiani. In un contesto di crisi la digitalizzazione sembra avere la meglio non solo per coloro che sopperiscono allo spostamento in ufficio.
Nei dettagli del decreto per la ripartenza del Paese c’è spazio anche per incentivare e modernizzare il rapporto tra fornitore e cliente. L’emergenza coronavirus ha impostato la vita degli italiani sulla modalità pericolo, attenzionandoli al nuovo modo di interagire con la realtà circostante.
L’utilizzo di mascherine, il distanziamento sociale sono solo alcuni dei punti cardine da tenere conto nel rispetto del prossimo. Tutto ciò non basta: il senso di responsabilità ci obbliga a restare in allerta durante lo svolgimento nostri impegni.
Oggi l’emergenza ad esempio ci aiuta a migliorare il rapporto con l’esercente, evitando sempre più di contravvenire all’utilizzo del portafoglio e dei contestuali contanti.
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Il Governo centrale dunque ha rivolto l’attenzione alla questione e ha incentivato l’utilizzo dei pagamenti elettronici. Dal prossimo 1 Luglio dunque dovrà essere rispettato un nuovo limite per gli stati di pagamento dei servizi usufruiti dal cliente. L’ordine di transazione bancaria non potrà superare i 2.000 euro.
Una decisione approvata da ambedue le camere parlamentari al fine di cavalcare l’onda dei bancomat forniti durante la piena dell’emergenza coronavirus. Si tratta di una soglia che rispetto all’anno precedente subirà un decremento nell’importo economico e manterrà la stessa linea in futuro, fino al 2022 quando il limite di transazione bancaria sarà di 1.000 euro.
Il problema si sposta inevitabilmente sul cliente, mentre l’esercente potrà vantare di un credito di imposta pari al 30% sulle commissioni pagate dal cliente nel passaggio della carta bancaria sul POS.
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I metodi di pagamento tracciabili matureranno un compenso durante la presentazione del modello F24 e dunque una richiesta di rimborso per i contribuenti nella dichiarazione dei redditi.
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