Movida e giovani non è un binomio che in questa fase delicata dell’emergenza può esistere. Lo studioso avvisa: “Gli eventuali effetti li vedremo a metà giugno, quando si ammaleranno i genitori”
Le immagini degli assembramenti viste nei giorni scorsi non sono casi isolati, purtroppo. In diverse città, lungo tutto lo Stivale, soprattutto i giovani non hanno resistito alla frenesia e alla goliardia della movida. Tra la fine del lockdown e la riapertura di bar, pub e ristoranti, gli assembramenti sono stati veramente tanti. La voglia di uscire, rivedere gli amici e bere in comagnia è stata pià forte del buon senso.
Diversi sono stati i sindaci e gli amministratori che hanno chiesto ancora responsabilità richiamando agli occhi quello che è avvenuto solo qualche settimana fa. Si è ricordato inoltre che il peggio non è ancora passato e che non è da escludere un’ondata di ritorno.
Gli avvisi ed i “richiami” ai giusti comportamenti sono arrivati da più parti ma c’è chi è già corso ai ripari come il sindaco di Milano, Beppe Sala, che ha messo un veto sulla vendita di alcoli da asporto dopo le 19 proprio per contenere gli assembramenti e non dare man forte ai giovani.
E proprio sugli effetti della movida dello scorso fine settimana si è espresso Pierluigi Lopalco, il responsabile della task force per l’emergenza coronavirus in Puglia. Ad Agorà su Rai3 ha commentato le immagini degli assembramenti degli scorsi giorni. Ha parlato chiaro lo studioso. Gli esiti non saranno immediati.
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“Gli effetti eventuali di questa movida, di questi assembramenti, sull’epidemia non li vedremo tra una settimana ma molto più in là – lo ha spiegato Lopalco in collegamento – perché quando il virus circola tra i giovani lo fa in maniera molto subdola”.
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Un comportamento sbagliato dunque quello degli assembramenti che restituirà forse, la sua penale, non troppo presto. Quando saranno evidenti gli esiti? “Ce ne accorgiamo quando questi ragazzi trasmetteranno la malattia ai loro genitori”, ha dichiarato l’epidemiologo.
Se qualcosa si è trasmesso ed è circolato sarà evidente non prima di metà giugno puntualizza lo studioso. “Se è successo qualcosa ci vorranno due o tre settimane per vedere un aumento visibile di casi”. Sì perché non bisogna dimenticare che gli effetti del Covid-19 non sono immediati e le catene di trasmissione sono lente.
Sono 21 gli indicatori messi a punto dal Ministero della Salute per capire come sta andando l’epidemia, ha ricordato Lopalco. “Gli effetti delle aperture saranno monitorati, anche se non velocemente”.
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Ma in chiusura ci tiene a puntualizzare e smentire l’informazione che definisce “negazionista e complottista” che gira sui social secondo la quale “il virus alla fine è tutta un’invenzione”.
Niente di vero: “Il virus nei soggetti giovani raramente dà malattia grave – ha spiegato e concluso – ma dà infezione che può essere trasmessa. Bisogna far capire che il virus può colpire tutti quanti”.
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