Rabbia delle famiglie dei sette operai uccisi dal rogo alla Thyssen in seguito alla richiesta della semilibertà da parte dei manager colpevoli della strage.
Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz, i manager tedeschi che sono stati condannati dalla giustizia tedesca per il rogo allo stabilimento Thyssen di Torino nel 2007 che ha provocato la morte di sette operai. A darne notizia è Rosina Platì la madre di Giuseppe Demasi, uno dei deceduti nel tragico evento. ” È una farsa – ha raccontato la donna – quando l’ho saputo mi sono lasciata prendere dallo sconforto, non ho potuto trattenere le lacrime”.
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Rosina Platì ha inviato una lettera ad Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia per spiegare le sue ragioni: “Adesso aspetto una sua telefonata, questa notizia è l’ennesima pugnalata direttamente al cuore“. Mentre Antonio Boccuzzi, l’unico operaio sopravvissuto al rogo dello stabilimento Thyssen, ha parlato invece di una storia grottesca, una vera e propria barzelletta. I due manager tedeschi lo scorso 4 febbraio si sono visti respingere i ricorsi in appello dalla corte distrettuali di Essen la quale ha dichiarato che le condanne che sono state emesse in Italia attuabili e adeguando la pena detentiva richiesta dai giudici italiani a quelle previste dalla legge tedesca. Gli avvocati di Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz hanno immediatamente annunciato di essere pronti a ricorrere al terzo grado di giudizio, come ad esempio è la Cassazione per l’Italia. I manager tedeschi della Thyssen devono scontare cinque anni per omicidio colposo, incendio doloso e omissioni di misure antinfortunistiche.
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La pena inflitta ai manager tedeschi è quella massima prevista dalla giustizia della Germania per questo tipo di reati, al momento i due però si trovano ancora in libertà: la pandemia da Covid-19 ha infatti ridotto l’attività giudiziaria e al momento non è stato ancora emesso l’ordine di presentarsi in carcere.
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