Alcune aree del mondo sarebbero divenute invivibili a causa del riscaldamento globale: questo quanto emerso da un recente studio condotto dall’università inglese di Loughborough.
Il riscaldamento globale, nei decenni passati tema altamente sottovalutato, ora sta dispiegando i suoi stravolgenti effetti. In primo luogo rendendo inabitabili all’uomo alcuni luoghi del pianeta che a causa delle elevate temperature non consentono condizioni di vita sostenibili. Ad effettuare queste rilevazioni un team di ricerca dell’Università di Loughborough, in Inghilterra.
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Riscaldamento globale, a rischio la vivibilità di alcune zone del pianeta
Prima di scoprire quali sono le zone ormai divenute invivibili per l’uomo e dei risultati dello studio condotto dai ricercatori inglese è necessaria una premessa su cosa sia la “temperatura di bulbo umido“. Si tratta di una misura che valuta temperatura ed umidità dell’aria che si vuole sottoporre ad esame. Per tracciarne i valori si utilizza un termometro che viene avvolto all’interno di un panno umido, riporta la redazione di Focus. Superati i 35°C quest’ultimo indica le condizioni in cui il corpo umano non è più in grado di attivare procedure di raffreddamento impiegando il meccanismo di sudorazione. In sostanza i 35°C altro non sono che la soglia massima di temperatura sostenibile dall’uomo.
Tale premessa era imprescindibile per comprendere la portata dello studio dei ricercatori inglesi dell’università di Loughborough. Gli esperti avrebbero scoperto che questa soglia a causa del riscaldamento globale viene superata in numerosi parti del mondo, rendendole invivibili all’uomo.
A guidare il team, riporta la redazione di Focus, Tom Matthews. Il suo gruppo ha raccolto dati provenienti da tutto il Pianeta, registrando preoccupanti dati nel Golfo Persico, in India, in Pakistan, negli Stati Uniti e in Messico. Qui torna in gioco la “temperatura di bulbo umido“. Perché proprio in queste zone pare che le misurazioni superassero i valori limite ed anche con maggior frequenza rispetto al passato.
Non è un fenomeno frequente ma non deve far abbassare la guardia
Stando a quanto riporta Focus, la rilevazione del superamento dei 35°C non è ancora un fenomeno frequente e soprattutto non si ripete costantemente. Per gli esperti avrebbe durata di poche ore, ma ciò non significa che vada sottovalutato come dato. Ed infatti, se pur vero che queste zone sono poco popolate o abitate da soggetti ricchi che possono permettersi aria condizionata, non si esclude che possa estendersi anche in luoghi che vedono condizioni più disagiate.
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Per non parlare poi dell’esponenziale richiesta che si farebbe di ottenimento di maggiore energia elettrica che accentuerebbe ancor più il fenomeno del surriscaldamento globale.
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