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Nella città di Perugia hanno germogliato semi provenienti dal Giappone, precisamente da Hiroshima e Nagasaki, i due centri che nel corso della Seconda Guerra Mondiale vennero colpiti dalla bomba atomica.
È come se fosse una metafora, quella di rinascita e resilienza, la germogliazione dei semi che provengono da Hiroshima e Nagasaki le due città che nel corso della Seconda Guerra Mondiale vennero colpite dalla bomba atomica.
che ad oggi ha visto nascere 27 esemplari di Muku, un particolare tipo di albero giapponese, e 13 di Ginkgo biloba. La loro nuova casa si trova in Italia, precisamente a Perugia.
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Provengono da Hiroshima e Nagasaki, le due città rase al suolo dall’atomica nel corso della Seconda Guerra Mondiale, i semi che oggi sono germogliati a Perugia. Un evento dalla grande carica emotiva che quasi significa una supremazia della natura nonostante le barbarie dell’uomo.
Quanto accadde in Giappone nel corso del conflitto, infatti, venne definito da subito come uno degli episodi più tragici dell’umanità, un momento in cui l’uomo diede a vedere quanto crudele potesse essere. Si stima, infatti, che la popolazione del Sol Levante che abitava in quei centri al momento dell’esplosione venne cancellata con un calore pari a 40 volte quella del sole. Non solo, gli effetti sui loro posteri e sull’ambiente pare continuino a permanere ancor oggi.
Qualcosa però è scampato, qualcosa si è salvato. Sono dei semi che oggi hanno visto una rinascita con la loro germogliazione a Perugia. Presso l’Orto botanico del Centro di ateneo per i musei scientifici dell’università del capoluogo umbro.
Stando a quanto riporta La Repubblica, a portare i semi di Hibaku jumoku (letteralmente alberi bombardati dall’atomica) all’Orto sono stati Antonio Brunori, del Programme for the Endorsement of Forest Certification, e Tiziana Volta dell’Associazione Mondo senza guerra e senza violenza-Biodiversità Nonviolenta di Brescia. In un clima di cooperazione con il Dipartimento di Scienza Agrarie, Agroalimentari e Ambientali dell’Ateneo di Perugia è stato possibile assistere alla nascita, dunque, di 27 esemplari di Aphananthe aspera, “Muku” in giapponese e di 13 del Ginkgo biloba.
Tra le piante superstiti, ci sarebbe anche quella madre da cui è nato il primo degli Hibaku jumoku. Si tratterebbe, riporta La Repubblica, di un Cachi-Diospiro.
Ad Hiroshima nel 2011 è nata Green legacy un’associazione che oggi condivide il patrimonio floreale con altri enti nel mondo. Le piante, dalla PFEC e dall’Associazione di Tiziana Volle, vengono presentati come “Alberi della pace“, riporta La Repubblica, simbolo di resilienza e di speranza. Presi anche come esempio per guardare alla storia con due differenti prospettive di un medesimo episodio. Da un lato la potenza delle armi come l’atomica, dall’altro il potere della Natura e dell’umanità.
Nel mese di giugno presso la Biblioteca comunale San Matteo degli Armeni di Perugia verrà posto un Ginkgo biloba per simboleggiare la pace, i diritti dell’uomo, la potenza della parole la necessarietà della riflessione. Un momento che incarnerà la diffusione di un messaggio pregno di significato.
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La forza e la perseveranza di questi alberi nel sopravvivere ad una catastrofe di portata epica deve rappresentare un monito per le generazioni avvenire. Un invito a non abbattersi ed a non perdere mai la speranza. Proprio adesso, proprio ora, in questa fase di ripartenza dopo l’emergenza sanitaria che ancora vede coinvolto tutto il Pianeta.
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