George Floyd ed il poliziotto che ne avrebbe causato la morte, Derek Chauvin si conoscevano già prima del drammatico episodio.
La città di Minneapolis è stata messa a ferro e fuoco dopo la morte di George Floyd. Le immagini del poliziotto che con il ginocchio esercitava pressione sul suo collo, sino parrebbe a condurlo alla morte, hanno fatto il giro del pianeta.
Un episodio che ha scatenato la furia dei cittadini i quali sono scesi in piazza per dire stop al razzismo ed alla violenza. Protesta finalizzata ad ottenere giustizia che a causa del livore si è trasformata in guerriglia: il centro urbano è divenuto teatro di numerosi incendi, primo fra tutti quello della stazione di polizia, nonché di ruberie e sciacallaggi. Il quadro a Minneapolis è drammatico tant’è che è si è reso necessario l’intervento della Guardia Nazionale, con ben 500 agenti.
Per acquietare gli animi caldi il poliziotto individuato quale responsabile della morte di Floyd è stato posto sotto arresto con l’accusa di omicidio colposo. Derek Chauvin, questo il nome dell’agente, era già stato licenziato e la sua posizione posta al vaglio dell’Fbi.
A rendere il quadro della vicenda ancor più drammatico un’indiscrezione per cui Floyd e Chauvin si conoscessero prima dei fatti.
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George Floyd e Derek Chauvin si conoscevano. I due, riporta la redazione di Leggo, avevano lavorato come addetti alla sicurezza all’interno di un night club. Questa l’indiscrezione resa nota da Andrea Jenkins, vicepresidente del consiglio comunale della città. Lo avrebbe comunicato tramite un post su Twitter che ovviamente è stato divulgato dai media. Sulla circostanza, parrebbe aver fornito riscontro a conforto anche il proprietario del locale notturno.
Il Presidente Donald Trump per commentare quanto sta accadendo a Minneapolis si è affidato ad un messaggio dai toni duri ed ovviamente poco apprezzato. Il Tycoon avrebbe infatti scritto che se inizieranno i saccheggi si inizierà a sparare. Insomma benzina sul fuoco che prelude violenza ad una clima già di violenza incontrollata. Tanto che la piattaforma social si sarebbe prodigata per censurarlo.
Di tutt’altro avviso l’ex Presidente Barack Obama, il quale ha affermato che tutto ciò che sta accadendo non è accettabile nell’America del 2020, lanciando un accorato messaggio di speranza affinchè disuguaglianze ed intolleranza non si verifichino più.
Le proteste hanno però valicato i confini di Minneapolis e tutto il territorio degli States è in subbuglio. A New York ben 70 manifestati sono stati posti sotto custodia a seguito dei disordini verificatisi nella notte a Manhattan. Stessa cosa a Denver e Louisville.
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La morte di George Floyd ha riacceso un tema caldo in America, quello del razzismo e degli atteggiamenti ostili da parte della polizia nei confronti delle persone di colore.
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