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Economia

Fase 2: il 28% delle imprese che hanno riaperto rischia di chiudere

Un’indagine di Confcommercio, in collaborazione con Swg, sulle prime due settimane di fase 2, rivela che il 28% delle imprese che hanno riaperto potrebbe chiudere.

Telefoni e grafici (foto Pixabay)

L’indagine di Confcommercio, in collaboraizone con la Swg, è valsa a porre l’attenzione sulla crisi nera che potrebbe abbattersi sul 28% delle aziende che hanno riaperto.

Infatti, hanno riaperto 8 imprese su 10 ma i primi risultati non sono rassicuranti.

Ben un terzo delle imprese del commercio e dei servizi che hanno riaperto in fase 2 stima una perdita di ricavi oltre il 70% e per il 28% rimane elevato il rischio di chiudere per sempre.

A due settimane esatte dall’inizio della Fase2, l’82% ha riaperto l’attività.
Si tratta del 94% nell’abbigliamento e calzature, dell’86% nelle altre attività del commercio e dei servizi e del 73% dei bar e ristoranti.

Le imprese non hanno ricevuto tutte le misure di sostegno richieste. In particolare, dall’indagine è emerso che il 44% delle imprese ha beneficiato di indennizzi, come il bonus di 600 euro ma poche hanno ottenuto i prestiti garantiti o fruito della cassa integrazione.

Leggi anche —> La crisi era stata predetta: cosa ci attende entro fine anno

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Grande oscillazione tra la voglia di ripartire e il timore di chiudere

Idee in azienda (foto Pixabay)

Quasi il 30% delle imprese che hanno riaperto rischia la chiusura definitiva a causa delle difficili condizioni di mercato, dell’eccessiva burocrazia, delle tasse e soprattutto della carenza di liquidità.

Si legge nel documento che esiste “una significativa oscillazione dei giudizi tra la voglia di tornare a fare business e percezioni piuttosto cupe sull’andamento dei ricavi (…)”.

Nella parte dedicata all’autovalutazione della situazione la ricerca riporta che nella prima settimana il 6% degli intervistati indicava un’elevata probabilità di chiusura dell’azienda. Invece nella seconda ondata di interviste il 28% degli intervistati ha affermato che “in assenza di un miglioramento delle attuali condizioni di business, valuterà la definitiva chiusura dell’azienda nei prossimi mesi”.

I motivi del timore di dover scegliere di chiudere risiedono nel 50% dei casi nel timore di dover comunque chiedere un prestito in futuro, nel 40% nel timore di non riuscire a pagare i fornitori e nel 43% nel timore di non poter sostenere le spese fisse.

Grattacieli (foto Pixabay)

Leggi anche —> L’Ue invita l’Italia ad allargare il reddito di cittadinanza e aiutare le imprese

 

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