Tommaso Buscetta: storia del più importante e fondamentale pentito di Cosa Nostra che fornì a Falcone informazioni preziose ancora oggi
Tommaso Buscetta, mafioso affiliato a Cosa nostra, è noto anche come il boss dei due mondi o don Masino. Dopo l’arresto divenne un collaboratore di giustizia. Permise al magistrato Giovanni Falcone una ricostruzione dell’organizzazione e della struttura della mafia siciliana dell’epoca.
Buscetta fu una figura di spicco nella rete del traffico di droga che correva tra Italia, Brasile e Stati Uniti. Decise di diventare pentito ed informatore, a condizione che parlasse solo a Falcone, quando diversi membri della sua famiglia furono uccisi nelle dispute di Mafiosi. Per sei settimane, nel 1984, il giudice indusse Buscetta a rivelare più di chiunqua altro sul funzionamento interno di Cosa Nostra. Fondamentalmente, Falcone si assicurò per la prima volta la conferma che la mafia siciliana era effettivamente un’organizzazione con una gerarchia definita, non una federazione di gruppi familiari responsabili solo di se stessi.
Le conversazioni di Falcone con Buscetta hanno portato direttamente all’arresto e all’accusa di oltre 350 persone, tra cui Michele Greco, capo della Commissione provinciale, la Commissione mafiosa siciliana, istituito per arbitrare nelle controversie tra gruppi mafiosi rivali e autorizzare gli omicidi di personaggi politici , giudici e giornalisti.
“Era il solo che mi capiva” – disse Buscetta del giudice Falcone. “Era come un orgasmo sentire le sue analisi.“
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Tommaso Buscetta: le connessioni tra Stato e Cosa Nostra
Prima di Buscetta si aveva solo un’idea superficiale del fenomeno mafioso.Le sue informazioni sulla struttura, sulle tecniche di reclutamento e sulle funzioni di Cosa Nostra hanno dato una visione ad ampio raggio del fenomeno con una chiave interpretativa, un codice per intendere. Non fu facile carpire all’inizio notizie da lui. Rifiutò la collaborazione tentando il suicidio ingerendo della stricnina. Alla fine concesse delle rivelazioni non condividendo più ciò che era diventata la nuova Cosa nostra, poiché aveva perso la sua identità, a suo parere.
Dopo gli attentati in cui morirono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Buscetta iniziò a parlare dei legami tra Stato e mafia, accusando gli onorevoli Salvo Lima e Giulio Andreotti, indicandoli come i principali referenti politici dell’organizzazione
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Buscetta ha indicato Totò Riina come suo nemico giurato, non solo pubblico ma anche personale, responsabile della morte dei suoi due figli, Benedetto ed Antonio, vittime della lupara bianca nel corso della seconda guerra di mafia.
Si è spento per complicazioni dovute ad un cancro il 2 aprile 2000, all’età di 71 anni, dopo aver vissuto in Florida, negli Stati Uniti, sotto falsa identità.
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