Il professor Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’ospedale Spallanzani di Roma, ha parlato dell’emergenza coronavirus alla trasmissione Rai Agorà.
Nonostante i numeri dell’epidemia da coronavirus siano in calo da settimane, con le nuove riaperture gli esperti temendo una seconda ondata di contagi chiedono di non abbassare la guardia. Tra questi vi è anche il direttore scientifico dell’ospedale Spallanzani di Roma, Giuseppe Ippolito che, questa mattina è stato ospite della trasmissione Rai Agorà. Secondo Ippolito, l’emergenza non può essere dichiarata conclusa poiché il virus starebbe ancora circolando nel nostro Paese.
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Il direttore dello Spallanzani Ippolito si commuove ad Agorà: “Non disperdiamo i sacrifici degli italiani”
“Non disperdiamo i sacrifici degli italiani che hanno lavorato in questi mesi e hanno vissuto in povertà e che hanno tenuto in 40mq di casa i propri figli. No utilizziamo questo 2 giugno per fare polemiche attorno alla malattia. Oggi dobbiamo ricostruire l’Italia, non ci bastano più i livelli del piano Marshall“. Così in lacrime ha commentato il discorso del Presidente della Repubblica, il direttore scientifico dell’ospedale Spallanzani di Roma, Giuseppe Ippolito ospite questa mattina ad Agorà. Ippolito ha poi proseguito commosso affermando che il Paese sta ripartendo e pensare alle bare che uscivano dall’ospedale di Bergamo: “Dobbiamo essere uniti, il resto è inutile polemica“.
Il direttore dello Spallanzani, in merito alle polemiche degli ultimi giorni, ha poi aggiunto che bisogna evitare di polemizzare, perché in ogni cosa è racchiuso un pezzo di verità, ma le informazioni necessitano di essere lette nel complesso. “L’emergenza – ha spiegato Ippolito- non è finita, il virus continua a circolare. Il ricordo dei morti deve essere sempre nei nostri cuori“. Per trarre il meglio da quanto è accaduto, secondo il direttore servono due cose. In primis bisogna capire non solo quanto accaduto in Italia, ma anche quanto successo negli altri Paesi. Inoltre, secondo Ippolito, dobbiamo essere vigili in modo tale che l’operazione di ricostruzione della sanità dopo l’emergenza, per la quale potrebbero essere stanziati molti fondi, non si trasformi in un “meccanismo terribile, dove si potrebbero verificare ruberie“. Secondo il professore, difatti, le emergenze molto spesso diventano il posto migliore per la gente che vuole arricchirsi.
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“I cittadini -conclude Ippolito- devono garantirsi che non ci siano più ospedali senza personale. Cacciamo fuori i raccomandati e, se possibile, cacciamo fuori la politica dalla sanità. Ridefiniamo un nuovo modello di servizio sanitario: o lo facciamo adesso o non lo faremo più, ci vorranno altre due generazioni“.