Coronavirus, la testimonianza di un ex deputato: “Un inferno”

Coronavirus, un ex deputato racconta la sua testimonianza di come è sopravvissuto alla malattia: la storia di Mario Sberna

Coronavirus Mario Sberna
Mario Sberna, ex deputato (foto dal web)

La riapertura degli spostamenti tra le regioni italiane, quest’oggi, segna una nuova fase per il nostro paese. Il grosso dell’emergenza coronavirus, al netto dell’attenzione da tenere sempre alta, sembra ormai alle spalle. Ma non si può dimenticare cosa è successo nei mesi scorsi, soprattutto nelle prime fasi, con il sistema sanitario che ha rischiato il collasso, con il dramma di migliaia di morti e quello della ‘scelta’, in alcune circostanze, di pazienti che avevano maggiori possibilità di sopravvivere rispetto ad altri.

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Coronavirus, Mario Sberna: “Salvo grazie all’ossigeno tolto a un 84enne”

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ospedale (GettyImages)

Da questo punto di vista, fa abbastanza sensazione il racconto di Mario Sberna, ex deputato, che ha avuto il coronavirus all’inizio di marzo. Al ‘Corriere della Sera’, ha raccontato di avere iniziato ad avere febbre alta e mal di gola il 7 marzo. Il medico gli ha consigliato di raggiungere l’ospedale di Brescia. Ecco l’esperienza di Sberna: “Ho vissuto quattro giorni di inferno – ha spiegato – Eravamo in trenta, con sole tre bombole di ossigeno. Hanno staccato il respiratore a un 84enne di Mantova che è peggiorato improvvisamente, hanno dato a me la sua bombola. Non avevamo coperte, le finestre dovevano essere sempre aperte per garantire il ricambio d’aria. Mancava anche il cibo, a parte yogurt, crackers o grissini che ci passavano gli infermieri”.

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(Getty Images)

“Le condizioni dei bagni – ha continuato – erano pessime. Ce n’era uno solo, in molti avevamo dissenteria e vomito, non è stata aggiunta nemmeno una toilette chimica. Grazie a Dio sono vivo, ma pur essendo sempre vissuto nel mondo missionario, mi sono sentito povero per la prima volta nella mia Brescia. A un certo punto ho sentito che la morte stava arrivando. Non mi è andato giù che i dati riportati sulla mia cartella clinica fossero diversi da quelli che riportavano ogni giorno nella tabella in fondo al letto. Dopo quattro giorni sono stato trasferito in reparto, poi mi hanno chiesto di liberare il letto per qualcuno che stava peggio di me. Ho perso 15 chili, non mi sento ancora in forma ma da qualche giorno ho ripreso ad andare in Diocesi e girare in moto”.

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