Influencer Americani abbandonano figlio autistico. Sponsor furiosi

Influencer Americani, James e Myka Stauffer, sono stati inondati da una valanga di biasimo per aver abbandonato il figlio adottivo poiché autistico

Aveva fatto scalpore pochi giorni fa la notizia dei due influencer americani, James e Myka Stauffer, che hanno rispedito al mittente (neanche fosse un pacco postale) il bambino cinese di 4 anni, Huxley, che avevano adottato 3 anni prima poichè autustico.

I due, genitori biologici di altri quattro figli, all’inizio avevano commosso l’opinione pubblica che li seguiva e sosteneva per il loro gesto di grande (apparente) amore. Poi un video in cui hanno candidamente dichiarato: “Aveva esigenze troppo particolari a cui non riusciamo a far fronte. Non eravamo a conoscenza di molte cose e nessuno ce ne aveva mai parlato”.

Myka ha spiegato che Huxley è ora con una nuova famiglia che lo terrà per sempre. Ha detto che questa è la chance “perfetta” per lui. Molti i commenti di biasimo: “Myka Stauffer ha appena dato via a suo figlio perché l’adozione non è stata un viaggio estetico da sogno come pensava che fosse. Queste madri sono un altro livello di schifo.”

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Influencer Americani: i brand ritirano le sponsorizzazioni

Intanto i primi effetti negativi si stanno facendo vedere prepotentemente anche a livello economico . Molti sono gli sponsor che hanno ritirato le loro collaborazioni con la coppia. Fabletics, marchio di fitness dell’attrice Kate Hudson, è diventata l’ultima società a porre fine al suo rapporto con la star di YouTube.

Marchi che hanno lavorato con loro in precedenza sono stati inondati di messaggi sui social media dalle persone nei giorni seguenti l’annuncio dell’abbandono di Huxley, spingendo le aziende ad interrompere i contatti.

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Playtex Baby, Suave, Danimals, Big Lots e Chili’s si sono esposti per confermare che non sono più affiliati a Myka e James – così come il famoso brand di giocattoli Mattel (produttore della bambola Barbie) rivela di aver lavorato con loro in passato ma non ripeteranno l’esperienza.

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