Il giudice antimafia Di Matteo querela Sallusti per diffamazione

Di Matteo querela Sallusti. Il direttore de Il Giornale aveva definito il magistrato “un mitomane” a “Non è l’arena” di Massimo Giletti. Di Matteo: “Non è nuovo a diffamazioni”

foto dal web

Il giudice antimafia Nino Di Matteo, oggi consigliere del Csm, ha reso noto di agire per vie legali contro il direttore de Il Giornale Sallusti per diffamazione. “Ho già dato mandato al mio legale avvocato Roberta Pezzano per procedere con le opportune iniziative giudiziarie”, ha riferito il magistrato. La causa della reazione del magistrato riguarda le affermazioni del direttore durante la puntata del 31 maggio scorso di Non è l’arena condotto da Massimo Giletti e in onda su La7. Sallusti ha definito Di Matteo un mitomane in più di un’occasione durante il programma. Il magistrato è stato anche accusato dal direttore de Il Giornale di avere mandato ‘segnali mafiosi’ lo scorso 27 maggio.

Leggi anche > Paura a Roma, galleria in fumo

Il giudice antimafia Di Matteo querela Sallusti

Tribunale
(Getty Images)

In quella sede Sallusti ha anche affermato che avrebbe potuto confermare in sede istituzionale quanto accaduto in merito alla mancata nomina di Dap del magistrato antimafia. Il direttore Sallusti, del resto, non è nuovo a condotte diffamatorie nei miei confronti – ha ricordato Nino Di MatteoGià nel maggio del 2018 era stato condannato insieme all’onorevole Vittorio Sgarbi, in primo grado dal Tribunale di Monza, per un articolo su ‘Il Giornale’ in cui, tra le altre offese, venivo definito dall’onorevole Sgarbi ‘complice di Salvatore Riina‘”. Evidentemente a Sallusti non piace Di Matteo.

Leggi anche > Sgombero casapound, arriva la minaccia

foto dal web

E pure il magistrato viaggia da anni sotto scorta ed è stato artefice del famoso processo riguardante la Trattativa tra Stato e Mafia risalente all’epoca dei fatti di Capaci e via D’Amelio dove persero la vita i magistrati Falcone e Borsellino. Il processo ha portato a delle condanne. Ci fu trattativa secondo la sentenza.

 

Gestione cookie