Mattia Maestri, il 37enne noto come il “paziente 1”, ha rilasciato una lunga intervista a Sky TG24 raccontando di aver scoperto di essere positivo dopo aver visto il suo smartphone.
Nella notte del 20 febbraio scorso presso l’ospedale di Codogno, in provincia di Lodi, venne diagnosticato il primo caso di Covid-19 in Italia. Il “paziente 1” è Mattia Maestri, un ragazzo di 37 anni arrivato in ospedale per i sintomi di una polmonite. Mattia ha raccontato la propria esperienza in una lunga intervista rilasciata a Sky TG24. Un racconto commovente quello del 37enne che durante il suo ricovero ha perso il padre per via del Covid-19 nel giorno della festa del papà.
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Coronavirus, Mattia Maestri si racconta: ” Ho scoperto di essere il paziente 1 solo attraverso lo smartphone”
“Ho scoperto di essere il paziente 1 solo dopo aver visto il mio smartphone. Solo così ho capito cosa era accaduto. Fino a quel momento ero solo consapevole di essere stato ricoverato per una polmonite“. Così Mattia Maestri, il ragazzo di 37 anni che per primo è risultato essere positivo al coronavirus in Italia, si racconta in una lunga intervista a Sky TG24. Mattia era stato ricoverato per i sintomi di una polmonite, poi grazie all’intuizione di un’anestesista dell’ospedale di Codogno, i medici hanno effettuato il tampone risultato positivo.
A pochi giorni dal risultato, il 37enne è stato trasferito all’ospedale di Pavia, dove è rimasto per diverse settimane prima che i medici certificassero la sua guarigione, qualche giorno prima della nascita della sua bambina. Ai microfoni di Sky TG24 Mattia spiega di credere di non essere il paziente 1 e non riesce ancora a capire dove possa aver contratto il virus.
Il 37enne poi si sofferma sull’inizio della vicenda che ha poi portato alle diverse settimane di ricovero in ospedale: “Una domenica sera mi sentivo un po’ debole e avevo la febbre un po’ alta. Questa è pian piano aumentata e ho deciso di recarmi al pronto soccorso. Qui –riporta Sky TG24 – mi hanno detto che si trattava di una lieve polmonite suggerendomi di curarla a casa“. Tornato in casa, però, spiega Mattia, la febbre ha continuato a salire costringendolo a tornare in ospedale, dove viene disposto il trasferimento in terapia intensiva. Il 37enne poi racconta un curioso episodio capitato proprio in quei frangenti quando un operatore sanitario, al quale aveva avanzato l’ipotesi che potesse trattarsi di coronavirus, gli disse in dialetto che il Covid-19 non sapesse neanche dove fosse Codogno.
Il “paziente 1” a Sky TG24: “È stato tutto più di un film”
Mattia afferma di sentirsi fortunato, e di averlo percepito maggiormente solo quando ha capito cose gli fosse accaduto e quanto si stesse verificando in Italia. Anche del padre, deceduto per via del virus il 19 marzo, il 37enne racconta di averlo saputo dopo, solo mezza giornata prima che morisse. Dopo la sua guarigione, il ragazzo ha potuto assistere al parto di sua moglie, anch’essa risultata positiva al virus, che nei primi giorni di aprile ha dato alla luce la piccola Giulia. “Prima che mi addormentassero –racconta Mattia- ho detto a mia moglie Valentina accarezzandole il pancione che avrei fatto di tutto per tornare. E ce l’ho fatta”
Per il neo papà, quello che ha vissuto è stato “più di un film” concentrato in un mese e mezzo e che si è concluso con un lieto fine: la nascita di Giulia. Un’esperienza traumatica che Mattia ha lasciato la consapevolezza di quanto la vita possa essere imprevedibile: “Per me ora è importante godere di tutto come se fosse l’ultimo giorno“.
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Mattia ha poi concluso l’intervista spiegando che dovendo raccontare un giorno questa storia a sua figlia Giulia, ricorderà in primo luogo il dottore Bruno, divenuto come un padre, e la dottoressa Malara che ha intuito la positività al virus. Il 37enne ringrazia anche sua moglie che gli è stata vicino per tutto il periodo della malattia, anche se non fisicamente. “Lei c’era, lo so. L’arrivo di Giulia ha coronato il percorso e non potevo mancare. Lei e mia moglie hanno aspettato che ci fossi anche io“.