Vi sono piante infestanti altamente aggressive che si configurano come una vera e propria minaccia nei confronti dell’ecosistema: quali sono e qual è la causa.
Esistono specie vegetali la cui proliferazione spesso sfugge a tracciamenti e controlli. Specie altamente aggressive il cui dilagarsi potrebbe mettere a rischio non solo l’agricoltura, ma l’intero ecosistema. Tutta colpa del cambiamento climatico che rende fertile il terreno a queste piante infestanti (IWS).
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Piante infestanti, la nuova specie che minaccia l’ecosistema: colpa dei cambiamenti climatici
Il fenomeno dei cambiamenti climatici è da anni uno dei nodi cruciali dei dibattiti sull’ambiente. L’esponenziale aumento dei gas serra e del conseguente inquinamento atmosferico, incidono negativamente su quello che è il clima determinandone delle anomalie.
Tra queste quello della proliferazione di specie vegetali che ingenti danni causano all’ecosistema. A renderlo noto una recente ricerca del professor Farzin Shabani dell’Università australiana di Flinders. Stando ai risultati pare che in Europa, USA, Brasile ed Oceania la concentrazione di queste specie aumenterà esponenzialmente entro il 2050.
Come è stato condotto lo studio
Il team di ricerca ha analizzato ben 32 tipologie di IWS per valutare se i cambiamenti climatici incidano sulla loro proliferazione considerato che la loro aggressività li porta ad aggredire le specie autoctone ed a sostituirle. Nello specifico, come riporta la redazione di Rinnovabili.it, il professor Shabani ha dichiarato di aver condotto lo studio in modo da carpire quelle che potessero essere le alterazioni che le piante aggressive arrecavano alle regioni in cui si trasferivano.
Ciò è stato fatto tramite l’analisi della concentrazione di gas serra che hanno consentito l’analisi di una seri di risultati possibili.
I risultati dello studio
Prendendo in considerazione l’attuale clima ed i differenti habitat in cui ciascuna specie si è allocata, il gruppo di studiosi ha delineato quello che potrebbe essere il quadro di espansione delle IWS entro il 2050.
Il risultato è stato drammatico. Il professor Shabani, spiega la redazione di Rinnovabili.it, ha dichiarato che su scala globale ci sarà una riduzione, ma ciò non vale per Brasile, Usa, Europa ed Australia. Queste aree, dunque, sono a rischio, minacciate da una specie che potrebbe demolire il loro ecosistema.
I risultati della ricerca e le modalità con cui è stata condotta sono stati pubblicati su Ecological Indicators. Dallo studio è emerso anche un altro dato poco rassicurante, ossia che le misure messe in atto al momento per contrastare le IWS sono inadeguate. Peraltro, avrebbe aggiunto il coordinatore dello studio, il professor Shabani queste specie vegetali sfuggono anche ai report o meglio su di essi non esistono monitoraggi.
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La soluzione è una per gli studiosi: individuare immediatamente una strategia che possa limitare i danni. Una soluzione rapida da parte dei Governi che dovranno impegnarsi non solo sul fronte di un monitoraggio attento, ma anche sulla scelta di programmi efficaci.