L’App Immuni è oggi al banco di prova. Parte la sperimentazione in 4 regioni: Abruzzo, Liguria, Marche e Puglia e poi gradatamente su tutto il resto del territorio
“L’app Immuni è stata accolta bene dai cittadini che ne hanno apprezzato la semplicità e la funzionalità. Più di 2 milioni l’hanno già scaricata. Oggi parte in 4 Regioni (Abruzzo, Liguria, Marche e Puglia) e gradualmente partirà su scala nazionale”.
È così che Paola Pisano, ministra per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione, ha parlato del lancio tanto atteso e discusso dell’app Immuni. Ne ha parlato in un intervento a “Uno Mattina” su Rai1 per lanciare la sperimentazione che parte appunto oggi.
“L’app serve per notificare ai cittadini che sono stati esposti ad un rischio di contagio da coronavirus – ha spiegato la Pisano – è stata sviluppata nel massimo rispetto della privacy, garantisce l’anonimato, è gratuita e non prevede la geolocalizzazione”.
In questo sono racchiuse tutti i chiarimenti ai dubbi delle ultime settimane che sono circolate tra i cittadini. Ma più volte il governo, e oggi in ultimo per voce della ministra, ha chiarito che soprattutto l’anonimato è tra i principi sui quali si fonda l’app oltre che “sviluppata nel pieno rispetto della normativa sulla privacy italiana ed europea“.
“Consiglio di scaricarla – l’invito della Pisano – è utile in questo momento di ripresa delle attività per muoversi in sicurezza, tutelare noi stessi e impedire la nascita di nuovi focolai”. Più persone la scaricano e maggiore sarà la possibilità di essere avvisati in caso si entri in contatto con un caso positivo.
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App Immuni, al via in Abruzzo, Liguria, Marche e Puglia
Abruzzo, Liguria, Marche e Puglia sono le prime quattro regioni nelle quali da oggi parte la sperimentazione dell’app Immuni. Dopo l’ok del governo è arrivata, negli scorsi giorni, anche il via libera, da parte del Garante per la Privacy.
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Disponibile sia per sistema Apple che Android ma diverse sono state le critiche degli ultimi giorni. In primis quelli tecnici legati alla tipologia dello smartphone. Alcuni modelli risultavano, infatti, incompatibili, questione poi rimarginata e superata.
Poi anche le critiche sessiste mosse in merito alle icone che rappresentavano l’uomo a lavoro e la donna, invece, ad accudire i figli. Anche questa querelle risolta nel giro di una settimana.
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Risolti questi inciampi, tecnici e non solo, ora ci si appresta alla prova vera e propria. Aiuterà davvero nel cuore dell’emergenza? Tutto da vedere e studiare.