“Quantificare l’impatto dello shock senza precedenti che sta investendo l’economia italiana è un esercizio connotato da ampi livelli di incertezza rispetto al passato, quando la persistenza e la regolarità dei fenomeni rappresentava una solida base per il calcolo delle previsioni.”
“Quantificare l’impatto dello shock senza precedenti che sta investendo l’economia italiana è un esercizio connotato da ampi livelli di incertezza rispetto al passato, quando la persistenza e la regolarità dei fenomeni rappresentava una solida base per il calcolo delle previsioni.” Mette giustamente le mani avanti Istat nel presentare, a mezzo comunicato stampa pubblicato sul suo portale, le prospettive per l’economia italiana nel 2020-21.
Tra le ipotesi assunte per disegnare un quadro dei principali indicatori macroeconomici, sono da sottolineare l’assenza di una “significativa ripresa dei contagi nella seconda parte dell’anno” e “l’efficacia delle misure di sostegno ai redditi e gli impegni di spesa previsti nei recenti decreti”; in buona sostanza Istat prova a fare il suo mestiere, quello di proporre previsioni quanto più possibile attendibili, ma vincolate ad un sostanziale speriamo che tutto vada bene, non potendosi permettere il più incoraggiante andrà tutto bene fin troppo inflazionato negli ultimi mesi.
In sintesi si ipotizza una riduzione del prodotto interno lordo nell’ordine dell’8,3% nel 2020, a fronte di una generale contrazione dei valori che ne determinano l’andamento: -7,2% la domanda interna, -8,7% i consumi delle famiglie e, soprattutto, -12,5% la spesa per investimenti. Non si allinea ovviamente solo la spesa delle Amministrazioni pubbliche che è data in crescita dell’1,6%. Sale quindi, come scontato date le contingenze, il rapporto debito/PIL, sia per l’incremento del numeratore che per la drastica riduzione del denominatore. All’orizzonte, secondo l’Istituto, una ripresa nel 2021 con una crescita attesa del 4,6%, che non potrà in ogni caso riportarci ai livelli pre-covid.
L’auspicio è che la doverosa sospensione del rispetto dei parametri dettati dai vincoli europei possa essere l’occasione per una stagione di investimenti strategici: sarebbe imperdonabile non sfruttare l’occasione insita nella crisi.
MC
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