Martina Rossi morì cadendo dal balcone a Palma di Maiorca. Assolti i due imputati, accusati di tentato stupro, e ribaltata la sentenza di primo grado
Non c’è pace per Martina Rossi, la giovane studentessa 23enne morta nel 2011 a Palma di Maiorca, dove era in vacanza, precipitando da un balcone. Ieri si è pronunciata la corte di appello di Firenze che ha ribaltando il primo grado. Ha assolto Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, condannati a sei anni di carcere, “perché il fatto non sussiste”.
Per i due ragazzi, imputati di tentata violenza sessuale di gruppo, cadono ora tutte le accuse. Secondo i legali della ragazza, invece, Martina stava cercando di scappare proprio dal tentativo di stupro quando è precipitata.
Il 14 dicembre 2018 il tribunale di Arezzo aveva condannato i due imputati a 6 anni. Per loro cade anche l’accusa di morte in conseguenza di altro reato. Questa accusa era stata già dichiarata prescritta nel corso della prima udienza del processo.
Per Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi la procura generale aveva chiesto una pena di 3 anni, il massimo per l’accusa contestata.
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Martina Rossi, lo sfogo del padre dopo la sentenza
Il padre di Martina Rossi in una breve dichiarazione ha lanciato il suo sfogo subito dopo la sentenza: “La giustizia non c’è più” ha detto.
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“Non c’è niente, Martina non c’è più, e anche la giustizia non c’è più”. Questa la primissima reazione di Bruno Rossi, il padre di Martina, che non si dà pace per la morte della figlia e ora anche dell’assoluzione completa di Alessandro Albertoni e Lucca Vanneschi.
Bruno Rossi insieme a sua moglie Franca ha assistito alla lettura del dispositivo. I due si sono tenuti per mano sperando che la giustizia per la figlia fosse confermata anche in appello e invece niente. Dopo la lettura Franca è uscita dall’aula.
“La giustizia italiana si è interrotta sul lavoro fatto in precedenza – ha detto ancora Bruno Rossi – Cosa farò domani?” la risposta retorica rispondendo alle domande dei giornalisti. Unica certezza: “Terrò stretta mia moglie”.
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“Sono arrabbiato, l’assoluzione perché il fatto non sussiste – ha detto senza peli sulla lingua – Vuol dire infangare l’onore di Martina, vuol dire sostenere che è volata giù da sola”.