A Pordenone si rinasce, ma con un accordo segreto. I bar hanno trovato un compromesso tra la movida e le nuove modalità di lavoro
Dopo la stretta sono tante le cose cambiate. Si esce ma sempre con un pizzico di paura, quella che ci ha lasciato il covid-19, un nemico apparentemente invisibile che in realtà così non è. I negozi hanno tirato su le saracinesche ed hanno iniziato una nuova fase, quella della rinascita. Ma con quali modalità? Se per le attività di abbigliamento o palestre, ci sono difficoltà sì, ma si riescono ad adottare le misure di sicurezza, la cosa è diversa per i ristoranti e i bar che ogni weekend si trovano a dover limitare gli accessi e quindi anche gli incassi.
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Pordenone, l’accordo tra i bar
Per adesso anche se ci apprestiamo a tornare alla normalità, niente è come prima. Ognuno cerca di adottare le linee guida dichiarate dal governo, ma la questione è molto più complicata di quello che sembra. Nel weekend, nonostante la paura, si riaccende la movida tra i giovani, rimasti in casa per troppo tempo. Bar e locali vari spesso non riescono a controllare la situazione, che a volta sfugge di mano ai proprietari. Così a Pordenone è stato preso un accordo “segreto” tra i baristi, non ha nulla di scritto ma pare che funzioni: quando si fa tardi, e la clientela diventa sempre più difficile da controllare anche a causa di qualche drink di troppo, si mette in moto un tam-tam tra colleghi. Il primo bar sceglie di chiudere e di salutare i clienti, rimandandoli al giorno dopo. E lo stesso, a catena, fanno gli altri. In questo modo ci si dà un limite.
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Il problema più grande riguarda i ristoratori. “A Pordenone – ha spiegato lo chef Carlo Nappo – manca totalmente la clientela business e tutti ce ne siamo accorti. Le attività sono ripartite – continua – ma le persone lavorano perlopiù da casa e le aziende non ricevono colleghi da altri luoghi d’Italia. A pranzo siamo quasi totalmente fermi”.