Thomas Lane, tra gli accusati dell’omicidio Floyd è uscito ieri di prigione grazie al pagamento di 750 mila dollari
È stato rilasciato uno degli agenti arrestati per la morte dell’afroamericano George Floyd, a Minneapolis. Il poliziotto ha pagato la cauzione ed è uscito di prigione ieri.
È Thomas Lane ed ha 37 anni. È stato già licenziato dal suo dipartimento dopo l’accaduto che ha scosso il mondo. Stessa sorte è toccata anche agli altri suoi colleghi coinvolti nell’omicidio.
Lane, arrestato negli scorsi giorni è accusato, con altri suoi due colleghi, di complicità nell’omicidio di George Floyd. Il principale imputato resta però l’agente Derek Chauvin, colui che come si nota nei video ha asfissiato l’afroamericano a causa della forte pressione che ha condotto con il suo ginocchio sul collo di Floyd che mentre stava per morire gridava il suo ultimo grido di aiuto: “I can’t breathe”, slogan poi usato durante le proteste.
Le ultime news in arrivo dall’America ci dicono che Lane ha già lasciato la prigione della contea di Hennepin nella quale si trovava. La cifra che ha dovuta sborsare non è stata minima, anzi. Fissata in 750mila dollari. L’avvocato dell’agente Lane, Earl Grey, ha spiegato allo Star Tribune che il denaro necessario per l’uscita di prigione è stato racimolato anche grazie ai fondi raccolti su una piattaforma di crowdfunding.
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Floyd, al bando le tecniche di soffocamento in alcune città
Nel frattempo in America non si placano le proteste ma anche le decisioni in diversi campi dopo la morte di George Floyd. In almeno dodici città negli Stati Uniti, come riporta il Corriere della Sera secondo fonti della Cnn, sono state messe al bando le manovre di soffocamento attuate dalla polizia durante l’arresto. Manovre troppo aggressive che riguardano non solo il ginocchio sulla trachea come è successo per Floyd ma anche le mani al collo.
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Tra le città che da queste ore hanno detto no a queste tecniche violente ci sono Phoenix, Los Angeles, Sacramento, San Diego, Broward County (Florida), Miami, Chicago, Washington DC, Minneapolis, New York, Denver e Houston.
Sulle tecniche usate dalla polizia americana non è la prima volta che si discute. Le controversie sono andate avanti per anni soprattutto dopo la morte di Eric Garner nel 2014. Anche in questo caso un agente venne accusato di aver soffocato l’uomo.
Dal canto suo la polizia di difende spiegando che queste tecniche vengono usate solo in momenti difficili quando gli agenti hanno bisogno di prendere il controllo di fronte a soggetti aggressivi o che oppongono resistenza all’arresto.
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