Covid-19: la mutazione europea, le differenze con la variante cinese

Uno studio americano sostiene che la mutazione europea del Coronavirus sia quella dominante e più aggressiva per le cellule umane

Ricercatrice Covid-19
Ricercatrice (Getty Images)

Il Coronavirus è mutato e questa trasformazione rischia di infettare più cellule. Questo quello che emerge dallo studio americano (per ora non ancora pubblicato) dello Scipps Reseach Institute con sede in Florida. Gli autori dello studio, Hyeryun Choe e Michael Farzan, hanno reso noto come il Covid-19 abbia subito in questi mesi una mutazione in termini di trasmissibilità piuttosto che di virulenza. La mutazione europea, la variante D, non è quella che ha colpito Wuhan in Cina, ma è diventata dominante solo dopo l’arrivo in Europa, per poi passare negli Stati Uniti.

La mutazione sembra essere dovuta al gene per la proteina “Spike D614G” che ha incrementato di circa cinque volte il numero delle proteine spike di Sars-CoV-2. Il ricercatore Hyeryun Choe ha infatti spiegato: “Il numero – o la densità – di picchi sul virus è 4 o 5 volte maggiore a causa di questa mutazione, con l’effetto che ogni particella virale con questa mutazione ha una maggiore capacità di infettare le cellule bersaglio”. La ricerca ha anche scoperto che la mutazione è quasi 10 volte più infettiva in un ambiente di laboratorio rispetto ad altri ceppi similari.

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Il Coronavirus è più dannoso ma ciò non significa che la mutazione europea sia più letale

Ricercatore Covid-19
Ricercatore (Getty Images)

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Lo studio specifica però che più trasmissibile non significa anche più letale per gli esseri umani, almeno per questa mutazione. Questo perché nel momento in cui la persona muore smette anche di trasmettersi il virus patogeno andando ad inficiare la natura stessa del virus.

Nel nostro Paese stanno proseguendo le analisi di laboratorio per spiegare l’attuale minore gravità dei malati, probabilmente dovuto alla stagionalità e alla minore carica virale. Al San Raffaele è stata analizzata la carica virale di 200 pazienti che hanno eseguito il tampone di routine per fare un raffronto. Il risultato che ne è emerso che questa è drasticamente diminuita rispetto a quella di marzo.

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Complici dei minori contagi forse le maggiori precauzioni medico-sanitarie adottate in questi ultimi mesi: dal distanziamento sociale, all’uso metodico delle mascherine fino al lavaggio delle mani che hanno reso possibile una minore diffusione del virus.

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