Un blitz è scattato all’alba in provincia di Trapani per smantellare parte dei legami di mafia. 13 persone e indagato anche il sindaco
C’era un accordo saldo ed efficace tra New York e la Sicilia. Uno di quelli che hanno lo stampo della mafia. È quanto emerge dall’operazione messa in atto questa mattina all’alba che ha portato anche 13 persone in carcere. Il patto legava il boss del feudo Matteo Messina Denaro, ancora latitante, e gli affiliati residenti negli Stati Uniti. A gestire e controllare tutto un vecchio padrino, Francesco Domingo, 64 anni, che in Cosa nostra è conosciuto come “Tempesta”.
Gli intensissimi viaggi fatti nel corso degli ultimi due anni non sono passati inosservati ai carabinieri del nucleo investigativo di Trapani, coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Francesco Dessì e Gianluca De Leo. Dopo mesi di indagini questa notte è scatto il blitz.
Le intercettazioni hanno reso noto i fitti legami della mafia ed i rapporti che i clan avevano con degli insospettabili. Francesco Domingo è ritenuto dagli investigatori “come autorità di vertice tra le articolazioni mafiose trapanesi”, e “riconosciuto anche negli Stati Uniti d’America ove come noto si sono da tempo insediate e sviluppate ‘cellule’ di Cosa Nostra” hanno detto le forze dell’ordine.
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Il rapporto tra mafia siciliana e l’America non è nato di certo in questi anni. Si tratta di un legame antico quello tra Cosa nostra e il clan Bonanno di New York, che dalla Sicilia si era poi spostato oltreoceano, diventando in poco tempo la seconda famiglia più importante fra le cinque di New York.
Secondo le ricostruzioni i legami erano così forti tra Sicilia ed America che Francesco Domingo in passato avrebbe organizzato anche un summit fra Gaspare Spatuzza e la ‘primula rossa’ Matteo Messina Denaro, entrambi latitanti. Nel corso dell’incontro sarebbero state assunte “le decisioni sulla custodia delle armi a disposizione delle famiglie mafiose del trapanese”, hanno spiegato gli investigatori.
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Domingo era stato già fermato e arrestato. Dopo la fine della pena aveva assunto di nuovo il ruolo di capo famiglia perché “disponeva di una nutrita schiera di accoliti”, dicono i carabinieri.
E ancora, è emerso che i mafiosi americani “chiedevano anche a Domingo l’autorizzazione per interloquire con altri esponenti del mandamento di Alcamo, peroravano le cause di conoscenti in patria, nonché veicolavano messaggi tra Domingo e i sodali in America”.
Le indagini nel feudo del latitante Matteo Messina Denaro hanno posto in manette 13 persone. Tra questi proprio Francesco Domingo, ritenuto dagli inquirenti boss di Castellammare del Golfo e secondo i magistrati “vicino a Messina Denaro”. Le accuse a carico dei tredici arrestati vanno dall’associazione di tipo mafioso, estorsione, furto, favoreggiamento, violazione della sorveglianza speciale e altro, tutti reati aggravati dal metodo mafioso.
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Nei fatti è emerso che risulta indagato anche il sindaco di Castellammare del Golfo (Trapani), Nicola Rizzo. Nell’operazione di oggi sono stati perquisiti il suo ufficio e la sua abitazione.
Non solo arresti nel blitz: anche 11 persone denunciate a piede libero, decine di perquisizioni ancora in corso.
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