Pensioni. Tra allungamento dell’aspettativa di vita e crisi dovuta alla pandemia da Covid19, cosa cambia negli assegni pensionistici
Aspettativa di vita e pensioni sono inversamente proporzionali. Una aumenta, le altre diminuiscono. Si può riassumere con queste poche parole la riforma pensionistica in atto per i mesi a venire.
Gli assegni saranno decurtati di una percentuale compresa tra lo 0,3% e lo 0,7%. I pensionati del 2021 andranno incontro ad una quota contributiva pensionistica più bassa rispetto a chi si ritirerà dal lavoro entro il 31 dicembre 2020.
La speranza di avere una vita lunga aumenta ma l’importo delle pensioni subirà un calo in maniera proporzionale. I coefficienti cambieranno in base all’età. Ritirarsi dal lavoro a 57 anni nel 2021 significherà avere un coefficiente pari a 4,186%. La riduzione rispetto al 2019 è dello 0,33%.
Situazione differente si si decide di andare in pensione più in là con l’età. Per gli over 65 anni il coefficiente calcolato è pari al 5,22%. L’assegno si riduce quindi dello 0,48%. Gli over 71, invece, avranno una percentuale che tocca quota 6,466%. La variazione rispetto al 2019 è del -0,72%.
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Pensioni: ribassi per chi si ritirerà nel 2021
In buona sostanza, chi andrà in pensione a gennaio 2021 vedrà un taglio netto nell’assegno rispetto a chi lo ha preceduto. La Riforma Dini, che adottava nuove condizioni relative ai requisiti di anzianità contributiva e di età, potrebbe ritorcersi contro i lavoratori. I contributi versati dal 1996 potrebbero rivalutarsi infatti, moltiplicando il montante contributivo per il tasso di capitalizzazione, facendo una media rispetto al Pil degli ultimi cinque anni. Consideriamo poi che è previsto che il PIL italiano cali almeno del 10% a causa della pandemia da Covid19.
Un fatto precedente però ci può dare ancora speranza: il Pil calò notevolmente negli anni passati. Renzi intervenne stabilendo che in nessun caso il montante contributivo si sarebbe potuto rivalutare per un coefficiente inferiore a 1.
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Non dimentichiamoci poi degli errori commessi dall’INPS precedentemente. A gennaio sono stati emessi 100 mila assegni sbagliati, sia con decurtazioni, sia con pensioni gonfiate. Ciò ha creato caos e confusione decretando a molti un debito che non gli appartiene.
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