10 domande ad Alessio Chiodini, il noto “Sandro Ferri” di Un Posto al Sole: abbiamo percorso insieme a lui i suoi undici anni di carriera, tra cinema, teatro e televisione
Alessio Chiodini, romano e classe 1989, ci ha raccontato della sua grande passione per il teatro che lo accompagna fin da piccolo, dei suoi esordi e delle sue esperienze sui vari set che ha frequentato. Mentre mi parla del teatro, però, gli sorride la voce e sembra sognare ad occhi aperti. Mi racconta del teatro, delle emozioni che prova quando sale su un palcoscenico e lo fa così nitidamente che riesco ad immaginarlo. Oltre al teatro, ha interpretato anche diversi ruoli al cinema con “Vacanze di Natale a Cortina” e “Ma tu di che segno sei?”, ha lasciato il segno anche sui set di alcune fiction e, qualche anno fa, è entrato nella case di tutti gli italiani con il ruolo di Sandro Ferri in Un Posto al Sole.
Una carriera pieni di soddisfazioni e di traguardi, tanti altri ancora da raggiungere: Alessio ci ha raccontato passo passo gli ultimi undici anni della sua vita, attraverso ruoli interpretati e sogni diventati realtà.
“Ciao Alessio, felici di ospitarti su YesLife. Sei fortemente legato al teatro da quando eri piccolo, infatti eri molto giovane quando hai vinto un concorso teatrale come miglior attore per aver interpretato il mitico Eduardo De Filippo. Come hai capito di voler fare proprio l’attore da grande?”
“L’ho capito con il tempo. Diciamo che quella esperienza lì è stata molto importante per me, perché per la prima volta mi sono sentito al di sopra della media in una cosa che stavo facendo. Mentre tutte le altre cose, sia a scuola che con lo sport, sono sempre stato un ragazzo. Il teatro mi ha acceso una fiamma interiore, mi ha fatto sentire che quella poteva essere una strada che potevo percorrere in futuro. Poi l’ho un po’ accantonata perché ho continuato a studiare, ho finito il liceo. Dopo il liceo il destino ha voluto che questa strada si ripresentasse davanti a me, e ho deciso di ristudiare, di ricominciare a studiare. Mi sono iscritto in un’accademia e da lì è cominciato tutto il mio percorso di attore che comincia da undici anni”.
“Dopo qualche anno hai mosso i tuoi primi passi sul set di alcune fiction importanti come “I Cesaroni”, “La Ladra” e “Don Matteo”. Intanto è arrivato anche il cinema con “Vacanze di Natale a Cortina” e “Ma tu di Che Segno Sei?”. Hai avuto modo di incontrare grandi attori in ogni contesto: per citarne alcuni, hai lavorato con Christian De Sica, Gigi Proietti, Massimo Boldi, Vincenzo Salemme. Chi di loro ti ha lasciato maggiormente il segno?”
“Innanzitutto lavorare con Christian De Sica per me è stato un po’ coronare un sogno, perché sono sempre stato un appassionato di Christian De Sica quindi per me è stato molto bello, oltre al prestigio di lavorare con un attore che ha fatto tanti film, che è molto famoso in Italia e molto amato. Stessa cosa è successa quando ho conosciuto Terence Hill, con Salemme, tutti gli attori con cui ho lavorato mi hanno dato qualcosa, mi hanno insegnato qualcosa come sempre succede in questo lavoro quando hai a che fare con persone che hanno un’esperienza e un talento come questi qui. Quando mi hanno detto che ero stato scelto per fare quel film con Christian De Sica, ho pianto per l’emozione perché era una cosa a cui ambivo. Poi è stata un’esperienza bellissima, andare lì a Cortina che è stato il primo set di questo film di Natale, è stato bellissimo.”
“Tornando al teatro, che è la tua grande passione, riflettevo sul fatto che purtroppo nell’epoca moderna è più trascurato dalla nuova generazione, che sogna il mito della televisione, della fama sui social, il grande schermo. Secondo te, in che modo un giovane di oggi potrebbe avvicinarsi al palcoscenico?”
“Diciamo che dev’essere molto fortunato. Deve conoscere persone, magari in famiglia, che amano il teatro e che ti fanno avvicinare al teatro. L’ideale, quello che dico da un po’ di tempo, è che le scuole dovrebbero aumentare le attività teatrali. All’interno delle scuole un corso di teatro sarebbe l’ideale soprattutto per far riscoprire quelli che sono i rapporti sociali, che si sono un po’ persi, purtroppo di questi social network che stanno rinchiudendo sempre di più all’interno della cornice del telefono. Si è perso un po’ quel guardarsi negli occhi, quel comunicare di persona che un tempo era necessario e che adesso invece molto spesso viene relegato ai telefoni“.
Alessio Chiodini, il suo esordio nei panni di Sandro Ferri in Un Posto al Sole
“Teatro, fiction, cinema, ma anche soap opera. Qualche anno fa infatti, sei entrato nella famiglia di Un Posto al Sole nei panni di Sandro Ferri. Com’è stato interpretare questo personaggio?”
“È stata sicuramente un’esperienza diversa rispetto a tutti i lavori che avevo fatto prima, perché Un Posto al Sole è una macchina molto particolare dove ci sono dei ritmi ferrati, il tempo è veramente denaro come lo è anche negli altri settori, però in particolare in Un Posto al Sole ci sono dei ritmi sul set, un numero di scene che viene richiesto e girato ogni giorno molto alto. La fortuna è che tutte le persone che lavorano in Un Posto al Sole sono tutte persone molto disponibili, molto umili, che ti mettono subito a tuo agio se sei nuovo e vieni da altre realtà. È molto bello, una volta capito il meccanismo, partecipare a questa soap opera, perché ti senti proprio in un ambiente familiare. Sia per quanto riguarda gli attori che per quanto riguarda le persone, gli addetti lavori che stanno dietro la macchina da presa.”
“Tu che hai lavorato in entrambi contesti saprai sicuramente dirmelo: per un attore, qual è la differenza sostanziale tra il teatro e la televisione?”
“Io dico sempre che sono due pianeti dello stesso universo: l’universo è la recitazione, il teatro e il cinema sono due pianeti vicini ma differenti. Hanno delle modalità sia di messa in scena che di preparazione molto diverse. La bellezza del teatro è che tu vieni da un percorso di prove molto importante, tu hai modo di conoscere i tuoi colleghi e di arrivare pronto sul palco. Poi c’è il discorso di avere un contatto con il pubblico, che ti da delle emozioni fortissime. Il set è un qualcosa di diverso: è tutto più tecnico, c’è meno tempo per imparare, per entrare nel personaggio, soprattutto se si tratta della televisione. Però sicuramente arriva ad un numero più ampio di persone e ti da quella visibilità che, purtroppo, il teatro non ti da. Ti da modo di esprimerti davanti ad una platea che è molto più grande. Hai delle difficoltà differenti, perché devi recitare spesso davanti ad una macchina e magari non al tuo collega. La difficoltà aumenta. Mantenere quell’intensità, quel tipo di comunicazione, davanti ad un qualcosa che è comunque qualcosa di artificioso rispetto ad un attore e ad un altro attore che stanno su un palcoscenico, è una difficoltà ampia. Poi c’è la cosa comune che viene detta che il teatro è più difficile perché non puoi sbagliare, mentre in televisione e il cinema c’è sempre il ciak quindi si può rigirare. Questo è vero fino ad un certo punto. Perché se sbagli su un set comunque è un danno per chi sta lavorando con te, perché si perde del tempo e si perde denaro. Hai meno tempo per prepararti. Su un palcoscenico, venendo da tante prove, magari è successo che durante le prove hai avuto delle difficoltà, che hai sbagliato delle battute, quindi hai imparato anche a rimediare a quelle cose. Sei talmente dentro al personaggio, alla situazione, che anche davanti ad un errore sai sempre rimediare, cosa che in televisione e al cinema non è sempre così.”
“Si percepisce proprio il tuo amore per il teatro…”
“È una passione grande. Ma in generale per tutto. Ho tanta passione anche per la televisione e per il cinema, però il teatro ti lascia dei ricordi, delle emozioni, un bagaglio emotivo che naturalmente il cinema e la televisione non ti danno. Anche se poi, ecco tipo ad Un Posto al Sole, quando poi incontri i fans che ti fanno i complimenti e vedi nei loro occhi l’ammirazione, ti restituisce in quel momento lì quell’emozione che a teatro è più immediata. Magari in quel momento lì hai i tecnici, i colleghi, ma non il pubblico che si emoziona insieme a te.”
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“Un Posto al Sole viene spesso definita come una grande famiglia. Che aria si respira lì? Hai qualche aneddoto da raccontarci che ti è rimasto impresso?”
“Mi ricorderò sempre il mio primo ciak, perché io venivo da altre esperienze dove magari per girare una scena ci vuole un’ora, un’ora e mezza. Io il mio primo ciak lo feci con Riccardo Polizzy Carbonelli. Dovevamo fare questa scena mattutina dove ci parlavamo brevemente e io andavo a scuola. Mi ricordo che facemmo un solo ciak. Quando poi mi dissero “scena chiusa” io rimasi un attimo imbambolato e dissi “ma è uno scherzo?”. Invece no. Fecero solo un ciak e passarono alla scena successiva. Poi piano piano, mi sono abituato pure io“.
“Credi che ti rivedremo indossare i panni di Sandro?”
“Be’ io penso che prima o poi questo Sandro dovrà riapparire. Non so dove, non so quando. Non dipende da me, dipende sempre dagli autori. Io sono disponibile, perché mi manca sia il set che la città di Napoli“.
“Sandro trova la “salvezza” quando comincia a frequentare un’accademia teatrale e conosce Claudio. All’epoca il loro amore sollevò tantissime polemiche: si gridò allo scandalo per il bacio andato in onda perché dicevano che la soap opera è vista anche dai bambini, quando sono proprio i bambini i primi che dovrebbero essere educati all’amore e all’uguaglianza. Gli anni passano e l’omofobia continua ad essere una brutta piaga della nostra società. Come rispondi a questa ignoranza?”
“Be’ diciamo che vanno fatti sempre altri tentativi. Con il tempo ho visto che in altri programmi la tematica viene trattata, non è più un taboo come lo era qualche anno fa. Come lo è stato quando noi abbiamo affrontato quella storia. All’epoca ci fu una spaccatura: c’era una parte di pubblico che era felice che finalmente si trattasse in quei termini che erano molto poetici e molto “normali”, tra due ragazzi qualunque che si innamoravano in un contesto accademico. Alla fine non è che si sia visto chissà che cosa, erano scene di baci molto genuini. Anche in quel caso ci fu chi accusò il programma perché determinate scene non andavano mandate in onda in prima serata, perché evidentemente non si era abituati a vedere determinate scene. Però più se ne fanno, più se ne parla, più vengono educati anche i giovani a determinate situazioni. E più la cosa verrà accettata poi con il tempo.”
“Dopo Un Posto al Sole sei tornato a teatro con nuovi spettacoli. Tra tutti i ruoli interpretati, qual è quello che ti è rimasto più nel cuore?”
“Sicuramente il primo che mi è rimasto più nel cuore è stato Rugantino. Lo feci diversi anni fa, nel 2012, ed è stato probabilmente il personaggio che mi ha lasciato più emozioni. Fu l’unico personaggio per cui piansi durante gli applausi finali, i saluti finali che si fanno di rito al pubblico. Ma tutti i personaggi che ho fatto mi hanno sempre lasciato qualcosa. Dai più piccoli, dove ho partecipato con dei cameo dove avevo poche battute ai protagonisti delle commedie o delle tragedie che ho fatto. Tutti mi hanno lasciato qualcosa, insieme ai colleghi con cui ho lavorato. Perché quando si lavora a teatro, nonostante possano esserci delle divergenze, oppure non ci si conosce bene, magari non ci si frequenta fuori, però quando si va sul palcoscenico si crea un legame con quei colleghi che poi rimane nel tempo, nei ricordi e non svanisce mai”.
“Qual è oggi il tuo sogno nel cassetto?”
“Il mio sogno, sembrerà banale, ma è quello di continuare a fare l’attore per sempre. Di poter mantenere un giorno una famiglia, grazie al mio lavoro. È il sogno che ho da sempre e che avrò per sempre, fino alla fine dei miei giorni. Fare l’attore non è come fare un qualsiasi altro lavoro, è un lavoro che nasce nel momento in cui lo si fa. Non si ha un contratto indeterminato e la certezza che lo farai per sempre. È qualcosa che nasce nel momento in cui lo fai. Io spero di poter fare l’attore per sempre, in qualsiasi modo perché poi di modi ce ne sono sempre. Ad esempio da un anno ho cominciato un percorso come doppiatore che non pensavo si potesse avverare. Ti sorprende poi, in continuazione, perché di forme ce ne sono tante. Il mio sogno è quello di continuare questo percorso fino a che sarò vecchio“.
Antonella Panza
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