Secondo la Corte Suprema degli Usa, il governo di Trump non ha fornito un motivo sufficiente a chiudere il programma ‘Daca’ (Deferred Action for Childhood Arrivals).
La Corte Suprema degli Stati Uniti ha fermato il tentativo di Donald Trump, presidente degli Stati Uniti di infrangere il sogno dei ‘Dreamers’, i bambini arrivati con le loro famiglie senza permesso, e ora studenti o lavoratori negli Stati Uniti protetti dal programma Deferred Action for Childhood Arrivals (Daca) dell’ex presidente USA Barack Obama. La Corte ha sottolineato come il governo non abbia fornito un valido motivo per porre fine al programma federale, ma l’amministrazione Trump può, volendo, ripresentarsi davanti al massimo tribunale per dare una spiegazione più precisa. Ma Donald Trump e i suoi fedelissimi difficilmente vorranno proseguire questa lotta nel bel mezzo della campagna elettorale presidenziale: secondo quanto si evince da un recente sondaggio di Politico/Morning Consult, la maggior parte degli elettori, che ha votato il presidente quattro anni fa, è favorevole a proteggere i Dreamers dall’espulsione e oltre il 75% degli elettori interpellati è favorevole a consentire loro di rimanere nel Paese a stelle e strisce.
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Chuck Schumer: “La decisione della Corte Suprema mi ha fatto piangere di gioia”
Il Daca permette a circa 700 mila persone di ottenere un permesso biennale e rinnovabile per lavorare e studiare negli Usa ma il programma non prevede un iter per avere la cittadinanza o un permesso permanente. Il conservatore John Roberts, giudice capo, ha votato insieme ai quattro giudici liberali, decidendo così il mantenimento del Daca. John Roberts ha dichiarato che il tentativo operato dell’amministrazione Trump era “instabile e arbitrario” e in violazione della legge federale che governa le procedure amministrative. Chuck Schumer, leader della minoranza democratica in Senato, ha dichiarato che la decisione della Corte Suprema lo ha fatto “piangere di gioia”.
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Schumer ha detto che questi bambini non dovranno preoccuparsi di essere espulsi dal Paese americano ma potranno lavorare e “credo che un giorno saranno cittadini statunitensi” – ha concluso il leader dei democratici -.