Il direttore dell’Istituto farmacologico Mario Negri spiega che nei nuovi positivi Covid la “carica virale è molto bassa” e per questo si deve cambiare comunicazione
La situazione coronavirus in Italia “è cambiata”. Lo dice Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto farmacologico Mario Negri, in una intervista al Corriere della Sera. Lo studioso si rivolge direttamente al governo e all’Istituto superiore di Sanità. Un appello a loro che devono aprire gli occhi e capire “di quanto e come” tutto si sia modificato sul fronte coronavirus nel nsotro Paese dallo scoppio dell’epidemia ad oggi.
Queste affermazioni arrivano da dati che sono stati verificati sul campo. Remuzzi parla, infatti, di pazienti positivi ma “con una carica virale molto bassa, non contagiosa”.
Il direttore dell’istituto Neri ha spiegato che è stato fatto uno studio su quaranta tamponi risultati positivi rispetto a 133 ricercatori del Mario Negri e 298 dipendenti della Brembo che si sono sottoposti al test. In questi la carica virale riscontrata è veramente bassa. Ecco perché lo studioso dice che: “commentare quei dati che vengono forniti ogni giorno è inutile, perché si tratta di positività che non hanno ricadute nella vita reale”.
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Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto farmacologico Mario Negri parla chiaro tramite le colonne del Corriere della Sera. Si rivolge anche al governo e all’Istituto superiore di Sanità per dire loro che c’è bisogno di un nuovo modo di comunicare con i cittadini. La situazione dal 20 febbraio ad oggi è cambiata, lo ribadisce Remuzzi.
Per questo si deve parlare in modo diverso “altrimenti si contribuisce magari in modo involontario a diffondere paura ingiustificata”.
Lo studioso si esprime anche sull’attuale sistema del doppio tampone e del tracciamento. Non è sbagliato, precisa, ma si sta procedendo in modo troppo burocratico seguendo delle regole che non tengono conto di quanto sta ricerca scientifica sta mostrando.
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“Bisogna dire quanto Covid c’è nelle nuove positività” conclude l’esperto.
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