Patty Pravo. Icona della musica italiana fra successi ed eccessi. Da ragazza del Piper a hippy degli anni Sessanta. Ribelle, irrequieta, vera lady della voce magica
Nicoletta Strambelli[, forse questo nome non vi dirà niente. Se invece vi diciamo Patty Pravo, la musica cambia… e che musica. Lei è la ragazza del Piper, icona del pop-rock italiano. Tutti abbiamo cantato almeno una volta a squarcia gola le sue canzoni, magari durante una festa o in solitudine alla guida. La bambola (1968), Pazza idea (1973), Pensiero stupendo (1978), E dimmi che non vuoi morire (1997) sono pezzi che fanno parte della nostra storia e della nostra cultura.
Patty Pravo nasce a Venezia 72 anni fa. Le origini sono umili, fu affidata ai nonni che la instradarono allo studio di danza e pianoforte presso il Teatro la Fenice. Entra in contatto con il cardinale Angelo Giuseppe Roncalli (il futuro papa Giovanni XXIII) e il poeta statunitense Ezra Pound. Ribelle fin da giovane, fugge prima a Londra, poi a Roma. Venne scoperta proprio in un locale della capitale, il Piper. Stando ai racconti di Renzo Arbore, Luigi Tenco l’avrebbe notata, invitando la ragazza al suo tavolo (era assieme ad Arbore, Crocetta e Gianni Boncompagni) dopo una performance sulla pista da ballo.
Esordisce nel 1966 a Canzonissima. Una giovane piccola, capelli biondi, occhi verdi truccatissimi, uno smoking nero Yves Saint Laurent . Canta “Ragazzo triste”, una cover di “But You’re Mine” di Sonny & Cher. E’ subito un successo, il brano diventa un inno dei giovani degli anni 60.
Inizia facendosi chiamare Guy Magenta. Poi il cambio del nome d’arte in onore di Dante e il suo Inferno. “Pravo” infatti richiama le “anime prave” dei vari gironi.
L’anno seguente esce il singolo Se perdo te (versione italiana del brano The time has come, di P. P. Arnold), altra canzone che segnerà il suo repertorio. Sempre molto provocatoria, ha anticipato tematiche scottanti per quei tempi: risalgono agli anni ’60 sue dichiarazioni a favore dell’aborto, del divorzio, della libertà sessuale per le donne e gli uomini.
Il 4 maggio 1968 raggiunge il successo planetario con La Bambola. Ha sempre odiato quella canzone, raffigura un’immagine femminile dipendente dal proprio uomo. Tuttavia le assicura la prima posizione per nove settimane. E’ tuttora il suo “marchio di fabbrica”. 40 milioni di vendite totali in tutto il mondo.
Nello stesso periodo rifiuta il ruolo di protagonista ne Il giardino dei Finzi-Contini, film di Vittorio De Sica. Androgina, algida, glaciale… gioca un po’ alla David Bowie sulla sua sessualità: simbolo incontrastato dell’emancipazione femminile in Italia e icona gay.
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