Bufera per il discorso sessista a RTL: “Se una donna esce di casa…”

Polemica sui social per il discorso sessista a RTL. Dopo aver condiviso un’aforisma di dubbio gusto, la radio tenta di scagionarsi, ma fallisce miseramente.

RTL discorso sessista
Puntata RTL (foto da Twitter)

Infuria la bufera sui social dopo i recenti fatti che hanno visto protagonista RTL 102.5. Radio tra le più conosciute e fautrice della cosiddetta “radiovisone”, RTL si è esibita negli ultimi due giorni in un’escalation sessista che le ha alienato il favore di molti ascoltatori. Tutto è nato da un tweet di ieri, 23 giugno, nel quale la radio riportava un’aforisma dai toni evidentemente sessisti. La pioggia di insulti che ne è conseguita ha portato allora gli speaker ad affrontare il discorso in diretta nazionale e, per farlo, è stato chiamato uno psichiatra, Raffaele Morelli. Lungi dal pacificare gli animi, tuttavia, le parole di Morelli hanno fatto gelare il sangue agli ascoltatori.

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RTL, dall’aforisma alle parole dello psichiatra: la situazione degenera

“Un vestito non ha senso meno che non ispiri un uomo a levartelo di dosso”: questa la frase comparsa ieri sul profilo di Twitter di RTL. Essa, oltre ad essere di cattivo gusto, suona anche come un sottile incitamento (o se non altro un incentivo) a lasciarsi andare ad un tipo di violenza, che sembra essere diventata sempre più pervasiva. Ma l’escalation sessista della radio non si è arrestata qui. “Se una donna esce di casa e gli uomini non le mettono gli occhi addosso, deve preoccuparsi” ha infatti sostenuto lo psichiatra Raffaele Morelli, il giorno dopo. “Vuol dire che il suo femminile non è presente in primo piano”. L’uomo ha poi sostenuto che l’essenza del femminile risiede nel suscitare il desiderio maschile e che “la donna quando mette un vestito chiama il desiderio, guai se non fosse così”.

Un discorso dal gusto medioevale, retrogrado e bigotto, che restituisce un’immagine della donna carica di stereotipi, quasi il fine della sua esistenza fosse il mero soddisfacimento del bisogno dell’uomo. Una visione raccapricciante, vecchia di secoli, resa ancora più agghiacciante da due fattori non certo trascurabili: il luogo, una radio nazionale, ed il soggetto, uno psichiatra, figura -almeno sulla carta- rispettabile e professionale. Quanto ancora possiamo permettere che discorsi come questo passino, nell’indifferenza generale?

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