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una affluenza giornaliera di almeno 5 pazienti gravi per via del virus. “Ad un certo punto avevamo 74 pazienti intubati contemporaneamente, una emergenza assoluta”. In origine il Niguarda aveva 35 posti nel reparto di Rianimazione.
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Poi sono diventati 100 grazie anche alla conversione di altri reparti, sale operatorie incluse. “Ed abbiamo anche accolto malati da altre strutture, Bergamo e Crema soprattutto”. All’inizio i pazienti erano tutti anziani, poi l’età media è scesa intorno ai 50. In molti avevano già patologie pregresse come diabete, ipertensione e broncopneumopatia cronica ostruttiva soprattutto. “Abbiamo faticato molto – dice Fumagalli – con sforzi enormi da parte di medici ed infermieri, ed anche paura”. C’era il timore di ammalarsi ma nonostante tutto i professionisti del Niguarda – come di ogni altro ospedale – non si sono mai tirati indietro. E c’è anche qualcosa di bello. “La riconoscenza di chi è guarito e ce l’ha fatta”, conclude Fumagalli.
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