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Zangrillo dice no a faide: “Cose positive ma qualcuno appare irritato”

Il professor Zangrillo fa chiarezza dopo le accuse che sono arrivate a lui e ad altri 9 clinici che hanno detto che il virus è meno pericoloso 

Zangrillo – Foto dal Web

Faide interne alla scienza in merito al coronavirus? Ora il Covid-19 divide e forma forse degli schieramenti. Niente di tutto questo secondo Alberto Zangrillo, primario della terapia intensiva dell’ospedale San Raffaele di Milano che a ‘L’aria che tira’ ha puntualizzato che non c’è nessuna “guerra tra guelfi e ghibellini”.

Una puntualizzazione doverosa arrivata dopo la comunicazione da parte di una equipe di 10 esperti, tra cui lui, che hanno spiegato che il virus è diventato meno pericoloso. Lo studioso ha voluto sottolineare che le cose osservate sono “fortunatamente molto positive ma qualcuno purtroppo appare irritato”.

E così Zangrillo ricorda a tutti il significato di scienza, preso dal vocabolario Treccani. Uno studio fondato sull’osservazione, l’esperienza e il calcolo. Non ci sta ad essere definito superficiale, insieme agli altri 9 clinici, per via del documento.

Un “documento demenziale” l’accusa rivolta verso quello che invece è stato uno studio condotto dal gruppo del professor Clementi, direttore della virologia del San Raffaele, dice a chiare lettere il primario dell’ospedale milanese.

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Zangrillo spiega lo studio sui tamponi

Alberto Zangrillo (tgcom24)

Grazie allo studio avviato dal professor Clementi è stato possibile osservare, ha illustrato Zangrillo, che ben 100 tamponi eseguiti nel mese di maggio avevano una carica virale molto bassa rispetto a quelli fatti nel mese prima, da qui poi l’osservazione per trovare una correlazione con la clinica.

Io sono felice di poter dare una comunicazione di speranza, ottimistica. Nessuno di noi ha detto di togliere le mascherine, abbracciarci e assembrarci – precisa Zangrillo – Abbiamo osservato quello che accade in Italia da due mesi”.

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Alberto Zangrillo (foto dal web)

E sul futuro ci va cauto lo studioso e spiega che al momento non sa dire se ci sia o meno una seconda ondata, ma nel mondo intero ci sarà maggiore preparazione perché ormai tutti i grandi ospedali hanno conosciuto il virus e “sappiamo come affrontarlo”.

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