I livelli d’inquinamento dei mari sono in ascesa: i dati portano a ritenere che non verrà raggiunto l’obiettivo del buono stato ambientale fissato per il 2020.
Un rapporto drammatico quello dell’Agenzia europea per l’ambiente. Il Mar Mediterraneo, e non solo, sarebbero in un pessimo stato. Una condizione che desta particolare preoccupazione soprattutto per il cosiddetto Mare Nostrum che possiede al suo interno una biodiversità inestimabile. Peraltro delle sue specie ittiche (17mila), solo per il 6,1% si utilizzano modalità sostenibili.
Un quadro, quello generale, che ad avviso dell’Aea mostra in proiezione un quasi certo mancato raggiungimento dell’obbiettivo del buono stato ambientale che era stato fissato per il 2020 dall’Unione Europea. Ad intervenire sul punto Virginijus Sinkevicius, commissario dell’Ue, il quale ha specificato che adesso la commissione prenderà atto di tale circostanza e cercherà di comprendere cosa abbia influenzato il dato negativo.
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Una condizione drammatica, ma non di certo irrecuperabile ad avviso dell’Aea per cui con le giuste politiche si potrebbe recuperare. Dal quadro generale delle acque, emerge che la condizione dell’Oceano Atlantico e quella del Mar Baltico non sarebbe disastrosa. Potrebbe andare meglio, invece, nel Mar Nero e nel Mar Mediterraneo.
A destare maggior preoccupazione il fatto che gli stock siano ipersfruttati (l’esempio più lampante quello del tonno rosso). In maggior misura nell’Adriatico, Golfo di Biscaglia e Mar del Nord, mostrerebbero un’eccessiva pressione umana.
Nel 2008, riporta la redazione de La Repubblica, l’Unione Europea aveva lanciato una direttiva sul mare puntuale e chiara, ma ad avviso dell’Aea, potrebbe farsi di più. Soprattutto per quanto riguarda la pesca massiva e l’inquinamento incontrollato da plastiche e solventi chimici.
Virginijus Sinkevicius, commissario dell’Ue, ha espresso il proprio rammarico in merito al fatto che probabilmente gli Stati Membri potrebbero non raggiungere gli obbiettivi del buono stato delle acque marine fissato per il 2020. Un termine, prosegue stando a quanto riporta La Repubblica, perentorio.
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La Commissione, dunque, procederà a rivedere la direttiva del 2008 soprattutto per comprendere i fattori che abbiano influenzato negativamente l’operato dei singoli Paesi e quali sono le strategie da attuare.
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