Intervista a Stefano Cassetti, un attore di fama internazionale che ci ha raccontato com’ è nata la sua passione per il cinema
Stefano Cassetti è un attore italiano da anni impegnato con film e serie tv francesi e tedesche. Il suo ultimo lavoro è una serie tv belga “Into the night”, in cui lui è il protagonista e unico italiano. Stefano vive da anni in Francia ma pensa un giorno di tornare in Italia e portare la sua esperienza cinematografica estera nel nostro Paese.
La sua carriera da attore è iniziata all’età di 26 anni. La sua è stata una formazione curiosa, visto che prima era un insegnante di tecnica.
Abbiamo avuto l’occasione di scambiare qualche parola con Stefano che gentilmente ha risposto a qualche nostra curiosità.
Into the night, serie belga in cui lei è l’unico attore italiano. Cosa si prova a lavorare con colleghi che non parlano la sua stessa lingua, hanno abitudini diverse e probabilmente un modo di lavorare differente?
Sicuramente è uno stimolo e ho imparato moltissimo. Il mio lavoro è iniziato all’estero e continua a essere basato all’estero in diverse lingue, quindi forse sono più abituato a questa confusione. A questa necessità di relazionarmi con altre nazionalità. Vivo all’estero da tanti anni e mi sembra più semplice quasi recitare in un’altra lingua perché riesco più rapidamente ad abbandonare la mia personalità. Trovo più semplice avvicinarmi al personaggio.
Italia, Francia, Germania. Lei che lavora sia nel proprio paese che all’estero, nota delle differenze nel proprio ambito?
Si mi è sembrato di capire che le produzioni americane si attendono dall’attore che lui arrivi sul set e che porti un personaggio abbastanza completo, con delle proposte, che arrivi una proposta di lavoro già definita. Invece in Italia o in Francia non c’è questa aspettativa. All’estero, inteso come extra europeo, c’è un approccio più maturo.
Non solo film ma anche serie tv, che in questi ultimi anni hanno molto successo, lei cosa preferisce?
Sicuramente penso che per gli attori sia più interessante il formato serie televisiva, perché dà all’attore la possibilità di definire meglio la parabola del personaggio. Dà molta più soddisfazione. Credo sia la stessa cosa per chi scrive.
L’esperienza lavorativa che più le è rimasta nel cuore?
Io ho nel cuore due film italiani che sono Nemmeno il destino e il Resto della notte. Forse li ho vissuti in modo particolare per la mia lingua. Questi due film li rifarei.
Caro Stefano da designer industriale ad attore, com’è avvenuto questo cambiamento?
È stato un caso fortuito. Ero a Parigi e sono entrato al momento giusto nel posto giusto. Sono entrato in una trattoria e stavano chiaccherando al tavolo accanto di questo provino. Stavano cercando un attore non professionista italiano che parlasse male francese. Mi hanno dato il numero di telefono, poi mi hanno chiamato. Da lì facendo il primo film che è finito in competizione a Cannes nel 2001, ho ricevuto altre proposte. Nei primi due anni ho cercato di mantenere il lavoro che avevo di architetto e professore, poi ho scelto di abbandonare quel lato e seguire l’altro.
Ha mai pensato di diventare un regista?
Si ci stiamo lavorando, ho sfruttato il lockdown per approfondire queste tematiche. Sto iniziando a scrivere, è un film in francese.
Beatrice Manocchio
INTERVISTA INTEGRALE
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