I Rolling Stones, leggendaria rock band ancora in attività dagli anni ’60, diffidano il presidente Trump e minacciano di fargli causa
“Non usi mai più la nostra musica”. Questo è il messaggio che Mick Jagger e compari hanno mandato all’indirizzo del presidente Trump.
Il magnate e capo del governo USA ha numerose gatte da pelare in questo periodo. Una nuova ondata più virulenta si è scatenata negli stati a sud del paese, i contagi e i morti da Coronavirus non accennano a diminuire, le rivolte dopo la morte di George Floyd sono sempre più pressanti e si avvicinano i tempi di rielezioni. I sondaggi vedono i repubblicani fortemente in discesa.
A questo adesso si aggiunge anche la minaccia proveniente da una delle rock band più leggedarie della storia della musica mondiale.
Non è un mistero, infatti che i Rolling Stones non abbiano mai approvato le ideologie e le mosse politiche di Donald Trump. Durante un comizio a Tulsa, in Oklahoma, sono riecheggiate le note della famosissima canzone You can’t always get what you want per infiammare gli animi dei presenti. L’incontro, trasformatosi in un fiasco, doveva servire per rilanciare un po’ l’immagine del presidente.
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I Rolling Stones furiosi contro Trump: “Basta usare la nostra musica”
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Ebbene, già nel corso della campagna elettorale del 2016 i Rolling Stones avevano diffidato Trump e il suo entourage di utilizzare i loro brani. A quanto pare il messaggio non è stato ben compreso. La loro squadra di avvocati ha contattato la BMI, agenzia che si occupa dei loro diritti musicali, per bloccare lo sfruttamento della loro arte a servizio di un potere che loro non approvano.
Sono cambiati i tempi in cui Mick Jagger, Keith Richards, Ronnie Wood e Charlie Watts frequentavano con onore la Casa Bianca e si esibirono di fronte a Barack e Michelle Obama.
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Oltre ai Rolling Stones, ci sono altri colossi della musica internazionale che, a quanto pare, non gradiscono che Trump faccia uso delle loro canzoni. Neil Young è uno di loro. La famiglia di Tom Petty, scomparso nel 2017, sostengono che il loro congiunto non avrebbe mai approvato che la sua arte fosse utilizzata durante una “campagna dell’odio”.
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