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Coronavirus. Quanto è reale il rischio di un nuovo lockdown. Parola agli esperti

Coronavirus. L’epidemologo Paolo Bonanni parla del rischio di una nuova eventuale chiusura nei mesi più freddi e come scongiurarla

Covid19 (foto Unsplash)

Separazione fisica dalla propria famiglia e dagli affetti più cari, chiusura della maggior parte degli esercizi commerciali, fine di tutte le attività, niente sport e divertimento, crisi economica e recessione. Questo è il quadro che abbiamo vissuto qualche mese fa e potrebbe diventare di nuovo realtà nei prossimi mesi, quelli più freddi.

Come previsto, l’arrivo dell’estate e l’innalzamento delle temperature hanno segnato una battuta d’arresto nel diffondersi del virus. Ma come evitare che l’incubo passato nel periodo tra marzo e maggio torni a mettere un freno al normale scorrere della vita di tutti?

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Coronavirus. Tracciamento e isolamento circoscritto per evitare un nuovo lockdown

Paolo Bonanni – Foto dal Web

A questa domanda risponde l’epidemologo Paolo Bonanni, professore ordinario di Igiene all’Università di Firenze, durante un’intervista al Corriere della Sera.

Secondo il dottor Bonanni, per scongiurare un nuovo lockdown, è necessario individuare e contenere futuri casi di contagio, qualora ce ne siano. Si blocca così il dilagare del virus. A tal proposito cita un esplicativo caso in Liguria in cui, pochi giorni fa, si sono registrati 14 nuovi casi, 12 dei quali in una casa di riposo. Identificarli, fare il tracciamento dei contatti che hanno avuto gli infetti e isolarli temporaneamente è l’unica soluzione efficace.

Negli USA la situazione è fuori controllo perchè a monte non è stata fatta una simile operazione. Individuare tutti i contagiati diventa un lavoro enorme, quasi impossibile, da loro è inevitabile una rinnovata quarantena. Bonanni sostiene che in Italia, invece, la situazione attuale non è di certo quella che abbiamo dovuto affrontare a marzo, tuttavia è necessario utilizzare dei tracciatori.

L’app Immuni è valida ma insufficiente, secondo lui. Non tutti l’hanno scaricata, inoltre è necessario l’apporto di forza lavoro umana. Non si parla solo di medici ed infermieri attualmente in servizio ma anche di assistenti sanitari o semplici studenti di medicina che abbiano ricevuto la giusta formazione.

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Tutte le regioni dovrebbero attrazzarsi in tal senso. Per evitare il peggio il momento di agire è adesso. Piuttosto che chiudere interi territori, potrebbero esserci così piccole zone rosse, zone circoscritte e non un blocco totale. Investiamo nella prevenzione.

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