Il Ministero della Salute, nella giornata di oggi venerdì 10 luglio, ha comunicato i numeri dell’epidemia da coronavirus in Italia.
Sul sito del Ministero della Salute è stata appena pubblicata la tabella sanitaria che inquadra lo stato dell’epidemia nel nostro Paese. Stando all’aggiornamento quotidiano, i casi di persone risultate positive al virus sono saliti a 242.639 con un incremento di 276 unità da ieri. Di questi risultano essere attualmente positivi 13.428 soggetti, ossia 31 in meno rispetto alla giornata di ieri. Ancora in calo i pazienti in terapia intensiva: 65 in totale e 4 ricoveri in meno di ieri. Il totale delle persone guarite ad oggi è di 194.273 (+295). Infine nelle ultime 24 ore sono stati registrati 12 vittime il bilancio complessivo a 34.938 decessi. Nella tabella si legge che la Regione Lazio ha segnalato l’aggiunta di ulteriori 12 persone positive a test molecolare per la ricerca di SARS-CoV-2. Queste sono state “identificate a seguito di screening effettuato allo sbarco del volo DACCA –FCO atterrato il 6/06/2020 alle 17.45 presso l’aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino, come da ordinanza regionale. Il totale delle persone positive dal volo in oggetto è 48“.
Stando ai numeri di ieri, i casi di contagio erano saliti a 242.363. Scendeva il numero dei soggetti attualmente positivi che ammontavano a 13.459 e dei ricoveri in terapia intensiva: 69 in totale. Segnalati nuovi guariti che portavano il bilancio totale dall’inizio dell’emergenza a 193.978. Infine il numero dei morti nel nostro Paese era salito a 34.926. Nella tabella si leggeva che la Regione Emilia Romagna aveva eliminato 15 casi perché doppioni.
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I casi di contagio, nella giornata di mercoledì, saliti a 242.149. Ancora in calo i soggetti attualmente positivi che risultavano essere 13.595. Saliti, invece, i pazienti ricoverati in terapia intensiva per un totale di 71 ricoveri. Stando alla tabella, si registrava una nuova crescita delle persone guarite, il cui numero era giunto a 193.640. Si aggravava il bilancio dei decessi, per un totale dall’inizio dell’emergenza di 34.914 morti.
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Potrebbe terminare il 31 dicembre piuttosto che il 31 luglio lo stato di emergenza. Questo quanto potrebbe disporre il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Una circostanza che gli consentirebbe di emanare eventuali Dpcm, come accaduto durante i primi mesi del dilagare dell’epidemia, con grande rapidità.
Lo ha annunciato nel corso del primo test del Mose a Venezia. “Lo stato di emergenza – avrebbe affermato il Premier, come riporta Tgcom24 – serve per tenere sotto controllo il virus. Non è stato ancora deciso tutto, ma ragionevolmente si andrà in questa direzione“. Un’ipotesi evidentemente già nei progetti del Governo, tant’è che in fase di conversione di tutti i decreti, non vi è alcun riferimento temporale specifico ma si fa sempre rimando al “termine dello stato d’emergenza“.
Un’ipotesi, sempre più concreta, che è possibile che Conte lo comunichi ai leader dell’opposizione che incontrerà la prossima settimana. Questi ultimi, però, pare abbiano già iniziato ad esprimere la propria contrarietà. Ad avviso di Matteo Salvini, non ve ne sarebbe l’esigenza. Eppure il Governo, sospinto anche dalla Comunità scientifica, vuole prevenire ogni qualsivoglia complicazione che potrebbe derivare da una seconda ondata dell’epidemia.
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Proprio quando l’Italia credeva che fosse tutto finito, o meglio che quantomeno si era uscita dalla critica fase emergenziale, i virologi lanciano un allarme sul ritorno dell’epidemia in autunno. Non si tratta di posizioni personali o liberi convincimenti, a parlare sarebbero i dati ricavati da anni di studi sui virus respiratori. Ed infatti, pare appunto che essi siano soggetti ad un ritorno ciclico.
Sul punto numerose le voci autorevoli che si sono espresse in tal senso. Il professor Guido Silvestri, ad esempio, affidandosi ad un lungo post su Facebook, avrebbe lanciato un messaggio chiarissimo. Una seconda ondata si registrerà ed il Paese, questa volta, dovrà farsi trovare preparato. Dello stesso avviso di Silvestri, il virologo Andrea Crisanti. Stando a quanto riporta la redazione de Il Messaggero, l’esperto, in collegamento con la Fondazione Città della Speranza, avrebbe affermato che il quadro attuale era facilmente prevedibile. Il vero problema sarà durante i mesi freddi.
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Giungono buone nuove da Manerbio, comune in provincia di Brescia, anch’esso colpito dal coronavirus. Il primo caso si registrò lo scorso 23 febbraio e da lì ebbe inizio la catena di contagio. Oggi a 5 mesi distanza l’Ospedale di Manerbio è tornato a rinascere grazie a nuove nascite. Nello specifico sarebbero ben 16 i neonati dati alla luce in sole 24 ore.
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