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Riscaldamento globale, studio rivela ciò che l’uomo ha distrutto in soli 150 anni

La School of Earth and Sustainability (SES) della Northern Arizona University ha pubblicato uno studio che dimostra come il riscaldamento globale in soli 150 anni abbia distrutto 6.500 anni di glaciazioni.

(Foto di Jose Antonio Alba-Pixabay)

Uno studio unico quello pubblicato sulla rivista Nature da un gruppo di 4 ricercatori della School of Earth and Sustainability (SES) della Northern Arizona University. Il team avrebbe dimostrato che in 150 anni il riscaldamento globale avrebbe annullato i 6.500 anni precedenti di glaciazioni. Nello specifico, prima che il fenomeno del global warming assalisse il Pianeta, quest’ultimo era soggetto a, seppur impercettibili, raffreddamenti.

Una scoperta sconcertante che ha dimostrato come l’aumento delle emissioni di gas ad effetto serra abbiano contribuito ad innalzare le temperature medie, che ora si attestano a +1°C rispetto alla prima metà del diciannovesimo secolo.

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Riscaldamento globale, in 150 anni azzerate le micro glaciazione dei 6.500 precedenti

(Getty Images)

Si chiama “Temperatura globale della superficie olocenica, un approccio di ricostruzione multi-metodo” lo studio pubblicato su Nature e condotto da un team della SES che mostra i drammatici effetti del riscaldamento globale.

Darrell Kaufman, coordinatore della ricerca, avrebbe condensato quanto scoperto in un inciso: “Prima del global warming, c’era il raffreddamento globale“. Ed infatti, sarebbe stato scoperto che 6.500 anni fa la Terra era soggetta a micro glaciazioni i cui effetti si riverberavano sulle temperature medie. Oggi, a causa del riscaldamento globale, in soli 150 anni, tutti quei “progressi” sono stati annientati dal surriscaldamento globale.

Lo studio, condotto in collaborazione con altri studiosi provenienti da diversi istituti di ricerca di tutto il mondo, è risalto alla temperatura media del Pianeta durante l’Olocene, ossia l’era successiva alla glaciazione che avrebbe avuto inizio 12mila anni or sono. Temperatura che rimase con valori costanti sino alla prima metà del secolo scorso, quando l’uomo iniziò a produrre gas serra e si invertì la tendenza. Ad oggi nel 2020 si è toccato con mano il fenomeno quando in Antartide si sono registrati 38°C.

Come è stato condotto lo studio

Il gruppo di ricerca, composto da 93 studiosi provenienti da ben 23 Paesi del mondo, ha raccolto un’ingente mole di dati, comprimendoli in 1.319 risultati prelevati da ben 679 luoghi differenti del mondo. Si trattava di elementi definiti prove ecologiche, ossia materiali geochimici e biosfisici in grado di dimostrare quello che era stato il cambiamento climatico. Ad essere catalogati anche sedimenti marini e ghiacci secolari.

L’analisi di tutto il materiale raccolto, inserito all’interno di un database globale, ha mostrato come nel corso dei millenni la Terra tendeva a raffreddarsi a causa dei suoi lenti cicli di rivoluzione che determinavano un minor flusso di raggi al Polo Nord. Si parlava di un abbassamento impercettibile, ma quantomeno esistente.

Con l’aumento della produzione di gas serra, invece, si sarebbe iniziato ad assistere all’opposto fenomeno che, invece, più massivo del primo ne avrebbe distrutto gli effetti in soli 150 anni.

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(Foto di _Marion-Pixabay)

Secondo lo studio pubblicato su Nature, l’uomo con le proprie attività produce 35 miliardi di tonnellate di CO2 ogni anno. Siamo noi il fattore determinante. Per tale ragione tutto ciò che accadrà in futuro che sia un miglioramento o un peggioramento dipenderà soltanto dalla nostra sensibilità.

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