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Legambiente analizza lo stato delle spiagge italiane: risultati sconcertanti

Legambiente ha passato al setaccio ben 43 spiagge di 13 differenti regioni per verificare su di esse la presenza di rifiuti: il risultato è stato sconcertante.

(Getty Images)

Si chiama Beach Litter 2020 la ricerca condotta da Legambiente per vagliare lo stato di salute delle spiagge italiane. L’associazione ambientalista, come accaduto anche lo scorso anno, si è recata sulle coste di 13 regioni ed ha setacciato ben 43 siti alla ricerca di eventuale presenza di rifiuti.

Il dato emerso dall’indagine è a dir poco sconcertante: sarebbero emersi oltre 28mila rifiuti in poco meno di 190mila mq.

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Legambiente, lo stato delle spiagge italiane: migliaia di rifiuti in pochi metri quadri

(Getty Images)

Legambiente ha scandagliato lo stato delle spiagge italiane, nello specifico 43, alla ricerca della presenza di materiali di risulta. Ed è proprio ciò che ha trovato. Nel corso della sua indagine, ribattezzata Beach Litter 2020 ha raccolto oltre 28mila rifiuti in un’area ridottissima, meno di 190mila mq. Tradotto, significa trovare ogni 100m oltre 650 scarti.

Analizzata la tipologia di materiale rinvenuto, è emerso che l’80% di esso era plastica, a cui seguivano poi vetro, metalli, carta e varie. Di tutti questi rifiuti, il 40% è stato classificato da Legambiente come indefinito. Ciò significa che per lo stato in cui si trovava al momento del ritrovamento non poteva essere ricondotto ad alcun oggetto. La restante parte, invece, era perlopiù materiale da impacchettamento e da fumatori (cicche, accendini, pacchi di sigarette). Fanalino di coda i rifiuti come cibo e stoviglie.

Il commento di Giorgio Zampetti, direttore di Legambiente

I dati sono stati commentati dal direttore di Legambiente, Giorgio Zampetti, il quale ha confermato che la metà dei rifiuti trovati, riguarda proprio quella produzione di plastica usa e getta che l’Unione Europea sta cercando di arginare. Zampetti ha proseguito poi affermando: “Dopo l’uscita dal mercato di cotton fioc non biodegradabili e microplastiche nei trucchi diverse amministrazioni comunali hanno anticipato il bando delle stoviglie monouso. Addirittura, alcune grandi catene di supermercati hanno eliminato la vendita”.

Leggi anche —> Microplastiche nei ghiacci dell’Antartide: l’impatto globale dell’inquinamento

(Getty Images)

Il problema, però, ora pare aggravarsi soprattutto in questa fase post emergenziale. Ai canonici rifiuti si aggiungono anche quelli “speciali” di guanti e mascherine, nonché prodotti legati alla cura della persona. Ciò potrebbe significare un drastico passo indietro nella lotta all’inquinamento.

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