Dossier Autostrade. 2 anni di contrattazioni e ultimo negoziato durato 6 ore, finalmente si è giunti ad un accordo. L’ Aspi diventerà pubblica con l’ingresso della Cdp al 51%
La famiglia Benetton e la società Atlantia usciranno da Autostrade, rinunciando alla possibilità di ricorso.
E’ durato 6 ore il negoziato notturno che vede vittoriose le condizioni imposte dal governo Conte. A quasi due anni dal crollo del Ponte Morandi a Genova (14 agosto 2018) in cui persero la vita 43 persone, arriva il clamoroso passo indietro e il via libera sull’accordo per rendere pubblica l’Aspi. Scende in campo infatti la Cassa depositi e prestiti con il 51%.
Si chiude così un’aspra battaglia tra lo stato e il concessionario privato.
Via libera anche ai risarcimenti da 3,4 miliardi di euro come penale per il crollo del ponte, al calo dei pedaggi e alla rinuncia ai ricorsi, incluso quello sul Milleproroghe. Quest’ultimo era uno dei principali argomenti di discussione, si eviterà così un contenzioso ai danni dello Stato.
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Entro il 27 luglio la Cassa depositi e prestiti, su ordinde del Consiglio dei Ministri, sarà tenuta a redigere una bozza di intesa che avvierà l’ uscita graduale della famiglia Benetton da Autostrade.
Secondo l’accordo redatto l’Aspi “rinuncia a tutti i giudizi promossi in relazione alle attività di ricostruzione del ponte Morandi, al sistema tariffario, compresi i giudizi promossi avverso le delibere dell’Autorità di regolazione dei trasporti”.
E’ inoltre previsto un aumento di capitale per l’acquisizione del controllo da parte della Cdp e l’uscita di Aspi da Atlantia. Il testo recita: “In alternativa, Atlantia ha dato la sua disponibilità a cedere direttamente l’intera partecipazione in Aspi, pari all’88%, a Cdp e a investitori istituzionali di suo gradimento. In vista della realizzazione di un rilevantissimo piano di manutenzione e investimenti, contenuto nella stessa proposta transattiva, Atlantia e Aspi si impegnano a garantire l’immediato passaggio del controllo di Aspi a Cdp.”
La famiglia Benetton scenderà al 10-12% delle azioni, poi con una successiva diminuizione con la quotazione in Borsa di Aspi.
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