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Nel mese di giugno, a Crema, si sarebbero registrati dei casi di polmonite che hanno insospettito i medici: nonostante il sintomo, tipico del Covid-19, nessuno dei pazienti era positivo al tampone.
L’avrebbero rinominata Covid-Light l’ondata di polmoniti registratasi nel mese di giugno a Crema, in provincia di Cremona, ma che tra i pazienti non avrebbe fatto registrare alcuna positività al virus. Una circostanza, quella dell’elevato numero, che ha insospettito i medici, soprattutto perché condensato in un breve lasso di tempo.
Nessuno dei soggetti avrebbe visto un aggravarsi del proprio quadro clinico. Sul punto è intervenuto il dottor Borghetti Maurizio, radiologo del nosocomio lombardo.
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Nessuno dei soggetti ricoverati a Crema per polmonite monofocale nel mese di giugno è risultato positivo al Covid. Il fenomeno definito Covid-light, si sarebbe registrato nel nosocomio lombardo. A commentare l’accaduto il dottor Maurizio Borghetti, radiologo a Crema. “Nell’arco di dieci giorni abbiamo registrato circa quindici polmoniti a cui se ne sono aggiunte altre verso la fine del mese. Una circostanza– afferma il dottor Borghetti, stando a quanto riporta Il Giorno– che ci ha insospettito. Abbiamo, però, eseguito i tamponi e sono risultati tutti negativi. I pazienti erano affetti da polmonite monofocale e tra loro nessuno ha visto un aggravamento del proprio quadro clinico“. Il dottor Borghetti ha proseguito sottolineando l’importanza di continuare ad utilizzare i dispositivi di protezione individuale.
Al momento non vi sarebbero notizie di alcun focolaio nel cremasco. Tuttavia, riporta sempre Il Giorno, che un infermiere del nosocomio avrebbe riferito che si sarebbero registrati una decina di ricoveri. Di questi due nel reparto di pneumologia (uno sottoposto a respirazione forzata).
L’operatore sanitario avrebbe affermato che fornire queste notizie è di fondamentale importanza. Pare, a suo dire, che tutti questi casi giungerebbero da un cluster registratosi a Viadana, in provincia di Mantova. Il maggior numero di essi sarebbero lavoratori extracomunitari che lavorano nei tanto al centro della polemica macelli.
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In quei luoghi, gli esperti, avrebbero più volte affermato che il virus troverebbe il suo habitat di trasmissione ideale, considerate le basse temperature imposte per la conservazione e la lavorazione delle carni.
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