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Politica

Consiglio UE, Conte: “Siamo in un fase di stallo sul Recovery Fund”

Durante la seconda giornata a Bruxelles sul Recovery Fund Conte fa sapere che ci sono ancora nodi da sciogliere: “Confronto duro con Olanda e Paesi frugali”

Bruxelles – Il premier Giuseppe Conte in una diretta Facebook durante la seconda giornata di lavori del Consiglio Europeo sul Recovery Fund da 750 miliardi e sul Bilancio 2021-2027 si è espresso sulla situazione attuale in UE: “Stiamo cercando e dobbiamo trovare una sintesi perché è nell’interesse di tutti ma certo anche mantenendo bene le coordinate più importanti, a partire dal fatto che gli strumenti devono essere proporzionati alla crisi ed effettivi, cioè efficaci. La nostra risposta deve essere pronta, collettiva, solida, robusta”.

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Siamo in una fase di stallo: si sta rivelando molto complicato, più complicato del previsto. È in atto un duro confronto con l’Olanda e i Paesi frugali. Sono tante questioni su cui stiamo ancora discutendo che non riusciamo a sciogliere. Le partite in discussione sono molteplici: questo rende molto complicato questo passaggio, per esempio si sta ancora discutendo l’ammontare totale di Next Generation, perché alcuni Stati, pochi, mettono in discussione l’ammontare dei sussidi. Ci sono aspetti procedurali per le verifiche sull’esecuzione del programma, ci sono aspetti complessi per la distribuzione di competenze tra Commissione, Consiglio e Parlamento, poi c’è il quadro finanziario pluriennale”.

Pare infatti che la Svezia, a nome di tutti e quattro i Paesi frugali (Olanda, Austria e Danimarca), abbia presentato una posizione in cui chiede di non andare oltre i 150 miliardi di sussidi come dotazione massima per il Recovery Fund.

Conte: “L’Italia lavora per una sintesi ma non intende accettare strumenti che non servono a niente

Questo negoziato è molto importante per l’interesse nazionale e per l’interesse di tutti i cittadini italiani ed europei” – aggiunge Conte che non nasconde il duro confronto con l’Olanda e con altri Paesi frugali – “che non condividono la necessità di una risposta così sussistente per i sussidi ma mettono in discussione in parte i prestiti. Stiamo cercando di coinvolgere tutti nella prospettiva europea“. Gli strumenti di intervento conto la crisi provocata dalla pandemia di Covid-19, conclude Conte, “devono essere effettivi ed efficaci. Serve una risposta collettiva robusta, dal punto di vista della consistenza economica“.

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Adesso il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, ha varato una nuova proposta che non modifica la dimensione complessiva del Recovery Fund ma prevede una riduzione di circa 50 miliardi delle sovvenzioni a fondo perduto (da 500 a 450 miliardi). E’ previsto anche un aumento di 15 miliardi delle somme gestite direttamente dai governi nell’ambito della Recovery and Resilience Facility, che passerebbe da 310 a 325 miliardi.

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Per utilizzare però le risorse del Recovery gli esecutivi dovranno proporre piani di riforme e investimenti, che andranno approvati dalla Commissione europea e dal Consiglio Ue a maggioranza qualificata.

Va considerato anche un altro aspetto: durante l’esecuzione dei piani nazionali anche un solo Paese membro potrebbe attivare un freno d’emergenza sulla governance interna, con la possibilità reale per i Paesi di bloccare l’esborso dei fondi e chiedere l’intervento del Consiglio. Staremo a vedere i prossimi sviluppi.

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