Gli scienziati della Polar Bears International hanno stimato che l’estinzione degli orsi polari potrebbe avvernire entro il 2100.
A causa del riscaldamento globale, gli orsi polari potrebbero estinguersi entro il 2100, o meglio sarebbero pochissimi gli esemplari a sopravvivere. Un dato, questo, fornito dalla Polar Bears International, un team di scienziati che si occupa specificatamente di questa specie. I ghiacci dell’Artico, colpevole l’aumento delle temperature, si stanno sciogliendo erodendo quello che è l’habitat naturale dei grandi mammiferi a pelo bianco. Lo studio è stato pubblicato sulla nota rivista specializzata Nature.
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Lo scioglimento dei ghiacciai, a causa del cambiamento climatico, prosegue senza soluzione di continuità. Un fenomeno, questo, che sta incidendo sulla popolazione degli orsi polari, sempre più deprivati di fonti di sostentamento e sottoposti a temperature per cui i loro organismi non sono assolutamente predisposti.
Secondo uno studio condotto dalla Polar Bears International, per tali ragioni, entro il 2080 l’intera specie potrebbe estinguersi. Il team di scienziati, che ha pubblicato il proprio lavoro su Nature, ha prospettato due diversi scenari. Se le emissioni di CO2 dovessero continuare a superare le soglie e contribuire al cosiddetto effetto serra gli orsi polari, quantomeno la maggior parte di essi salvo alcune piccole colonie, spariranno entro il 2100. Qualora, invece, la comunità globale dovesse impegnarsi a raggiungere gli obbiettivi fissati dal protocollo di Parigi, il quadro potrebbe essere meno drammatico. In ogni caso lo studio si è concentrato sulla prima evenienza.
Il coordinatore dello studio il dottor Steven Amstrup ha dichiarato che la possibilità che gli orsi polari si sarebbero estinti a causa del cambiamento climatico, era una circostanza già nota. La vera scoperta è sapere quando e dove accadrà, sì da poter agire per scongiurare il peggio. Stando alle sue parole, tramite la ricerca condotta, si è rilevato che riducendo le emissioni di CO2 sarà possibile limitare il fenomeno.
Perché gli orsi polari, nel ghiaccio, rinvengono le loro prede, ossia le foche. Con lo scioglimento dei ghiacciai, e l’erosione di questo habitat, molti dei grandi mammiferi sono contratti a cacciare a terra dove la fauna possiede dimensioni ridotte, non in grado di soddisfare il loro fabbisogno. Sono quindi privati del loro sostentamento.
Attraverso lo studio della Polar Bears International sono stati individuati quelli che sono parametri mai presi in considerazione sino ad ora. Ossia dati riguardanti la demografia degli orsi che permetteranno di valutare, in prospettiva, le diverse criticità a cui sono sottoposte le diverse colonie.
Alle dichiarazioni del dottor Steven Amstrup si sono aggiunte quelle di Péter Molnár, docente all’Università di Toronto il quale ha costruito l’intero modello dello studio. Il noto esperto, valutando le dimensioni e la stazza degli orsi, nonché ponendo sotto la lente di ingrandimento quella che è la spendita di energia, ha dichiarato che il team è stato “in grado di calcolare il soglia di giorni in cui gli orsi polari sono in grado di digiunare prima che le prospettiva di sopravvivenza sia dei cuccioli che degli esemplari adulti inizino a diminuire“.
Confrontando questi dati con quelli che sono i relativi allo scioglimento dei ghiacciai, è stato possibile preventivare il momento in cui il tasso di sopravvivenza non sarà più sostenibile per le colonie di orsi.
I risultati dello studio condotto dalla Polar Bears International sono in linea con precedenti rilevazioni. La possibilità che sopravvivano solo alcuni esemplari ed in determinate zone è sempre più una realtà. Il cambiamento climatico, come già stimato, porterà irrimediabilmente alla compromissione irreversibile dell’habitat di questi animali. Il motivo è che andrà pian piano sottraendo fonti di sostentamento ai grandi mammiferi, influenzandone anche la riproduzione. La ricerca è avvalorata, dunque, dalle stime precedenti già effettuate sulla popolazione e sugli effetti dispiegati dal climate change.
Merav Ben-David, un altro scienziato docente nell’Università del Wyoming ma che non ha collaborato al presente studio, ha affermato che l’approccio utilizzato è decisamente innovativo, e non ha eguali. Per condurlo, infatti, sono state impiegate conoscenze fisiologiche per valutare l’impatto sulla specie. Ha, poi, aggiunto Ben-David che gli orsi dell’Artico sono da sempre stati considerati come una cartina al tornasole in relazione al cambiamento climatico. La loro graduale sparizione è sintomatica del drammatico frangente.
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Una circostanza che non coinvolgerà soltanto gli orsi, sia ben chiaro. Ad essere compromesse anche tutte le altre specie artiche.
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